Le parole di Papa Francesco sulla crisi che ha investito l'isola di Lampedusa
MARSIGLIA - Papa Francesco parla dei «vari porti mediterranei» che «si sono chiusi. E due parole sono risuonate, alimentando le paure della gente: "invasione" ed "emergenza". Ma chi rischia la vita in mare non invade, cerca accoglienza, cerca vita», ha sottolineato il pontefice nel suo intervento agli Incontri del Mediterraneo, nel secondo e ultimo giorno del viaggio apostolico a Marsiglia, in cui ha incontrato anche il presidente francese Emmanuel Macron.
«Quanto all'emergenza, il fenomeno migratorio non è tanto un'urgenza momentanea, sempre buona per far divampare propagande allarmiste, ma un dato di fatto dei nostri tempi, un processo che coinvolge attorno al Mediterraneo tre continenti e che va governato con sapiente lungimiranza: con una responsabilità europea».
«C'è un grido di dolore che più di tutti risuona, e che sta tramutando il mare nostrum in mare mortum, il Mediterraneo da culla della civiltà a tomba della dignità», ha aggiunto l'86enne. «È il grido soffocato dei fratelli e delle sorelle migranti».
Occorre «ripartire dal grido spesso silenzioso degli ultimi, non dai primi della classe che, pur stando bene, alzano la voce. Ripartiamo, Chiesa e comunità civile, dall'ascolto dei poveri, che si abbracciano, non si contano perché sono volti, non numeri».
Il Mediterraneo deve tornare a essere «laboratorio di pace». «Questa è la sua vocazione, essere luogo dove Paesi e realtà diverse si incontrino sulla base dell'umanità che tutti condividiamo, non delle ideologie che contrappongono». Il Mediterraneo esprime «un pensiero comunitario. Quanto ne abbiamo bisogno nel frangente attuale, dove nazionalismi antiquati e belligeranti vogliono far tramontare il sogno della comunità delle nazioni! Ma - ricordiamolo - con le armi si fa la guerra, non la pace, e con l'avidità di potere sempre si torna al passato, non si costruisce il futuro».