Già una ventina di anni fa un gruppo di ingegneri svizzeri aveva allertato le autorità del Paese sul possibile crollo delle dighe
TRIPOLI - Nel 2003 un gruppo di ingegneri svizzeri si è recato in Libia per esaminare le due dighe della valle di Derna, nella Libia orientale. Il gruppo giunse alla conclusione che le infrastrutture energetiche erano sovraccariche e raccomandarono di rafforzarle e di costruire una terza diga per alleggerire la pressione. Lo riporta il Wall Street Journal.
I piani finirono presto nel dimenticatoio. Nel 2011, quando gli americani bombardarono l'edificio presidenziale e destituirono, di fatto, il presidente Moammar Gheddafi, il personale delle società assunte per effettuare delle riparazioni a entrambe le dighe fuggì dal Paese.
Tre anni dopo, la Libia fu divisa in due. I fondi stanziati per la ricostruzione di entrambe le dighe scomparvero prima di poter essere spesi. E i guerriglieri dello Stato islamico presero possesso della valle di Derna. Qualche anno dopo fu la volta di un signore della guerra sostenuto da Mosca a prendere il controllo della regione, impedendo al governo di Tripoli di metter mano sulla gestione delle risorse idriche del Paese.
L'undici settembre di quest'anno - dopo decenni di abbandono - sulle dighe si abbatte il ciclone Daniel, che le distrugge e genera un'onda d'acqua che si abbatte sulla città di Derna, distruggendo interi quartieri e uccidendo più di 6mila persone.
La catastrofica perdita di vite umane è soltanto l'ultimo dei campanelli d'allarme: la corruzione e l'incuria stanno alimentando un'ondata di rabbia nei confronti dell'amministrazione di Tripoli e - in generale - di quella di molti Paesi del Nordafrica e del Medioriente. Solleva inoltre una serie di interrogativi sulla resistenza delle infrastrutture energetiche agli effetti del cambiamento climatico.
«La negligenza è stata il preludio dell'intero disastro», ha dichiarato al Wall Street Journal il direttore del Sadeq Institute di Tripoli, Anas El-Gomati. «Il popolo libico è stufo. Vuole vedere un processo trasparente che porti i responsabili a rispondere delle proprie azioni».