La madre di Reeva Steenkamp ha rilasciato una lunga dichiarazione dopo la scarcerazione di Oscar Pistorius
PRETORIA - June Steenkamp, madre di Reeva - uccisa per mano di Oscar Pistorius il 14 febbraio 2013 - ha invitato l'opinione pubblica a soffermarsi, nel giorno della scarcerazione dell'ex campione paralimpico, sul lascito spirituale della figlia: la fondazione nata per aiutare le vittime della violenza di genere.
La donna ha rilasciato una lunga dichiarazione ai media sudafricani. Nel testo spiega che «quasi 11 anni dopo, il dolore è ancora crudo e reale, e io e il mio caro defunto marito Barry non siamo mai stati in grado di venire a patti con la morte di Reeva, o con il modo in cui è morta». L'esposizione mediatica che la famiglia Steenkamp ha avuto nel corso di questi anni «è stata un'arma a doppio taglio». Da una parte li ha posti nella condizione privilegiata di poter celebrare la figlia, a differenza di altre vittime di femminicidio e delle loro famiglie. «È stata loro negata qualsiasi forma di chiusura e i nomi dei loro cari non sono mai stati riconosciuti od onorati».
L’interesse dei media, ha aggiunto Steenkamp, ha significato «la perdita della nostra privacy e ha reso difficile piangere in pace. Purtroppo, le denunce erano spesso accompagnate da abusi verbali ed emotivi da parte di alcuni membri del pubblico, non solo nei nostri confronti, ma anche nei confronti della nostra figlia defunta. È mio sincero desiderio, ed è stato anche quello di Barry, che le persone si prendano un momento per considerare l'impatto dei loro commenti offensivi. Non abbiamo scelto questo. Preferiremmo di gran lunga avere la nostra amorevole figlia viva e ridente con noi».
Il rilascio di Pistorius «ha confermato la fiducia mia e di Barry nel sistema giudiziario sudafricano», che prevede la libertà condizionale anche in casi come quello in questione. «Abbiamo sempre affermato che la legge deve fare il suo corso». La famiglia accoglie poi con soddisfazione le condizioni imposte dal comitato per la libertà vigilata, che includono programmi sulla violenza di genere e corsi di gestione della rabbia. «Inviano un chiaro messaggio» all'opinione pubblica: «la violenza di genere viene presa sul serio».
L'unico desiderio di June Steenkamp è «che mi sia permesso di vivere i miei ultimi anni in pace», concentrandosi sulla fondazione che porta il nome della figlia. Si arriva quindi al momento più toccante della dichiarazione: «C'è stata giustizia per Reeva? Oscar ha scontato abbastanza tempo? Non potrà mai esserci giustizia se la persona amata non tornerà mai più, e nessuna quantità di tempo scontato riporterà indietro Reeva. Siamo noi che scontiamo l’ergastolo».