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ISRAELE / LIBANOSe la Linea Blu diventa rossa

19.06.24 - 16:35
Per il momento l'escalation è ferma sul piano retorico. Ma cosa significherebbe un conflitto aperto tra i due? Facciamo il punto
AFP
Fonte red
Se la Linea Blu diventa rossa
Per il momento l'escalation è ferma sul piano retorico. Ma cosa significherebbe un conflitto aperto tra i due? Facciamo il punto

Israele contro Libano. Per ora l'escalation si è fermata alle sole parole; quelle - rilanciate ieri dal Times of Israel - con cui le Forze di difesa israeliane hanno fatto sapere di aver messo il timbro di approvazione sui piani operativi per un'offensiva nel Paese dei cedri. Ci troviamo quindi, come spesso capita, nella terra dell'eventuale. Quella dei potenziali scenari. Che forma potrebbe avere, quindi, una guerra totale tra Israele e gli Hezbollah libanesi?

Una cosa possiamo dirla con certezza: il quadro sarebbe ancora più cruento di quello che, da mesi, caratterizza la Striscia di Gaza. Perché il gruppo paramilitare sciita libanese è avversario di un'altra pasta rispetto ad Hamas. Tanto in termini di addestramento che di arsenale. Per il vero, lo scontro - rinvigorito dopo le manovre israeliane post 7 ottobre -, sebbene a "lenta combustione" è in corso ormai da mesi e mesi a ridosso della cosiddetta Linea Blu, i cui cieli sono solcati quotidianamente (o quasi) dalle traiettorie di missili e colpi d'artiglieria.

Se da un lato, citando i ministri degli Esteri e della Difesa israeliani Israel Katz e Yoav Gallant, «in una guerra totale, Hezbollah sarebbe distrutta e il Libano colpito molto duramente» per poi «tornare all'Età della pietra», dall'altro - e le parole sono qui dell'ambasciatore Michel Oren, inviato diplomatico negli Stati Uniti per Tel Aviv negli anni dell'amministrazione Obama - «le stime di quello che Hezbollah potrebbe farci nel giro di tre giorni sono tremende». Come sottolineato, il gruppo libanese è pesantemente armato e risponderebbe direttamente sul territorio israeliano.

Hezbollah, secondo quanto riferisce Foreign Policy, può contare su una riserva di 130mila tra missili e razzi pronti all'uso e che potrebbero sopraffare molto velocemente le capacità di reazione dei sistemi Iron Dome con cui Israele protegge, con grande efficacia, i cieli sopra le sue principali città. E tornando ai «tre giorni» citati da Oren, in quel lasso di tempo potrebbero essere colpite a morte «tutte le nostre infrastrutture essenziali, le raffinerie di petrolio, le basi aeree, Dimona», ossia la città in cui è collocata l'installazione nucleare (provvista di reattore) che ha le sue personali batterie Patriot di difesa.

Spostiamoci ora all'interno dei confini libanesi. Qui, Hezbollah avrebbe costituito una rete di tunnel sotterranei ancora più articolata di quella con cui Hamas si muove all'interno della Striscia di Gaza. Non solo, dal punto di vista degli approvvigionamenti la catena su cui può contare il gruppo armato è ben più salda di quella dell'organizzazione palestinese. Gaza è isolata dal mondo. Il Libano no. Le milizie del "partito di Dio" possono contare su linee di rifornimento con Teheran, via terra e via aria, che partono dall'Iran per poi attraversare Iraq e Siria. Garanzia di un flusso di ossigeno costante per le sue forze.

Detto delle città israeliane, il bersaglio principale di Israele sarebbe, ovviamente, la città di Beirut. Hezbollah ha in comune con Hamas il fatto di essere un'organizzazione che intride profondamente la società civile del suo territorio. E in quest'ottica, l'obiettivo militare di Israele a questo punto sarebbe speculare a quello dell'operazione militare in corso nella Striscia di Gaza: estirpare completamente il nemico. «Il piano sarebbe quello di distruggere ogni parvenza del controllo di Hezbollah da un paese dominato da Hezbollah», ha spiegato a Foreign Policy Jonathan Schanzer, vice presidente delle ricerche per il think tank "Foundation for Defense of Democracies". «Stiamo parlando di parecchi danni». Un'escalation estremamente pericolosa, che nessuno vuole, ma che appare sempre più a portata di "incidente".

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