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LIBANOCyber attacco a Hezbollah: il messaggio trappola che ha innescato l'esplosivo

18.09.24 - 17:16
Secondo gli esperti, è il segnale acustico arrivato pochi secondi prima sui pager ad avere innescato la deflagrazione
Foto Keystone
Cyber attacco a Hezbollah: il messaggio trappola che ha innescato l'esplosivo
Secondo gli esperti, è il segnale acustico arrivato pochi secondi prima sui pager ad avere innescato la deflagrazione

BEIRUT - Un deciso passo in avanti nei sistemi di aggressione tecnologica e con un prezzo in termini di morti e feriti probabilmente mai come in questa occasione dimostratosi così caro: quasi 4mila feriti e 18 morti. A provocare un cyber attacco di tale portata sanguinaria è stato un sabotaggio da manuale da fare invidia alla serie spy "Fauda", che ha per protagonisti degli agenti speciali delle forze israeliane. Perché a Israele e al suo servizio di intelligence - il Mossad - guardano i vertici di Hezbollah e lo stesso governo libanese per risalire ai responsabili dell'esplosione simultanea di migliaia di pager, i cercapersone che erano stati consegnati ai miliziani di Hezbollah.

I circa 20 grammi di esplosivo posizionati sulle batterie dei pager - Prima di finire nelle mani dei paramilitari islamisti, i dispositivi però hanno fatto tappa in quelle di persone esperte nel confezionamento di esplosivo. I cercapersone, infatti, secondo fonti raccolte da Sky News Arabia, sarebbero stati riempiti di Petn (Tetranitrato di pentaeritrite): «L'agenzia di spionaggio del Mossad - riferisce l'emittente - ha posizionato circa 20 grammi di esplosivo sulle batterie dei dispositivi e li ha fatti esplodere da remoto dopo avere provocato l'aumento della temperatura delle batterie».

Un'ipotesi che - come ha scritto il Wall Street Journal - suffragherebbe le testimonianze rese da alcuni membri di Hezbollah che hanno dichiarato di avere notato un anomalo surriscaldamento del loro dispositivo.

Il segnale acustico e il messaggio-trappola - Ma come è stato possibile che migliaia di pager esplodessero tutti nello stesso momento (intorno alle 15:30) e in luoghi anche lontani fra loro? Un membro del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione, al New York Times, ha detto che i dispositivi hanno emesso un segnale di circa 10 secondi prima di deflagrare, inducendo i possessori ad avvicinare il proprio apparecchio al volto per cercare di leggere il messaggio; così ha fatto anche l'ambasciatore iraniano in Libano, prima di che venisse investito dall'esplosione. Le immagini provenienti dagli ospedali di Beirut testimoniano proprio di persone dilaniate in viso.

E sul fatto che il misterioso segnale acustico sia stato proprio la sorgente di attivazione per innescare l'esplosione, convergono le analisi di diversi esperti, che rilevano che quasi sicuramente chi ha agito lo ha fatto anche attraverso l'uso di frequenze radio.

Quando i cercapersone sono stati manipolati? - Ma quando gli autori di quello che Dmitri Alperovitch (presidente del Silverado Policy Accelerator, un think tank sulla sicurezza nazionale) definisce «forse l'attacco alla catena di fornitura fisica più esteso della storia», sono entrati in azione?

«Probabilmente gli agenti israeliani hanno intercettato i cercapersone in qualche punto della catena di fornitura prima che Hezbollah li prendesse e li dotasse di esplosivo», ha dichiarato Emily Harding, vicedirettore del Programma di Sicurezza Internazionale presso il Center for Strategic and International Studies di Washington.

Di parere opposto è il direttore di Armament Research Services, una società statunitense di ricerca sulle armi. «La portata suggerisce un complesso attacco alla catena di approvvigionamento, piuttosto che uno scenario in cui i dispositivi sono stati intercettati e modificati in transito».

Di «nuovo tipo di attacco che non abbiamo mai visto» ha parlato Tal Mimran, direttore accademico del Forum di diritto internazionale della Hebrew University ed ex consulente legale dell'IDF, che solleva questioni legali «sul rispetto del diritto internazionale da parte di Israele», aggiungendo «se sono stati in grado di valutare correttamente le persone che avrebbero ferito nell'attacco e quante vittime sarebbero state considerate».

La società di Taiwan che produce cercapersone del modello esploso: «Non li abbiamo prodotti noi» - Ma chi fabbrica i pager che sono esplosi? In alcune foto pubblicate sui social all'indomani dell'attacco, si sono visti i pannelli posteriori bruciati e sbriciolati dei cercapersone con la scritta "GOLD" sopra un numero di modello, l'"AR-9". Questi riferimenti portano alla Gold Apollo Co. che ha sede a Taiwan.

La società in un comunicato ha dichiarato di «non aver prodotto i cercapersone AR-924 che secondo i media sarebbero stati utilizzati nell'attacco» ma che «sono stati «interamente gestiti» da una società chiamata BAC di Budapest (che però nega), autorizzata a utilizzare il marchio Gold Apollo in alcune regioni».

Il Ministero degli Affari Economici di Taiwan smentisce in parte la Gold Apollo - Una versione in parte smentita dal Ministero degli Affari Economici di Taiwan, che in un altro comunicato ha dichiarato che la Gold Apollo, «dopo aver esaminato i resoconti e le immagini dei media, si è chiesta se il prodotto fosse effettivamente di sua proprietà e ha ritenuto che il cercapersone potesse essere stato manomesso dopo essere stato esportato».

Perché i membri di Hezbollah usano i cercapersone? - L'uso dei pager fra i miliziani si deve al divieto di usare i telefoni cellulari imposto dai vertici dell'organizzazione terroristica per timore che Israele possa localizzare i suoi combattenti. Non avendo telecamere o microfoni li rende meno rintracciabili.

Il piccolo precedente del 1996: il fabbricante di bombe di Hamas ucciso rispondendo al telefono - Andando a cercare indietro nel tempo degli episodi che anche lontanamente possano avvicinarsi al cyberattacco a Hezbollah, si arriva al 1996, quando Yahya Ayyash, il capo fabbricante di bombe di Hamas, venne ucciso rispondendo a un telefono cellulare sabotato da parte di agenti israeliani, come riporta il Washington Post.

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