Il gesto generoso del candidato alla Casa Bianca ha fatto rapidamente il giro della Rete. E ha scatenato reazioni molto diverse
KITTANING - Un gesto "generoso" o un atto illegale? Sta facendo parecchio discutere negli Stati Uniti - e in quella terra di nessuno che sono i social network - il regalo che Donald Trump ha destinato a una donna che stava facendo la spesa in un centro commerciale di Kittaning, un piccolo sobborgo abitato nell'ovest della Pennsylvania.
Senza soffermarci troppo sull'evidente intento elettorale del tycoon, in piena campagna per la Casa Bianca, a poco più di un mese dalla prossima election night, ovviamente a favore di camera. Per la serie: l'avrebbe fatto comunque in un'occasione diversa? «Ecco, il conto è sceso di un poco. Di 100 dollari. È questo che faremo per te alla Casa Bianca», citando lo stesso benefattore. E ancora di più: avrebbe mai messo un piede in uno sperduto centro commerciale di Kittaning? In realtà, poco importa.
Quello che invece importa è: davvero, come sostenuto da alcuni, Trump ha commesso un'illegalità nel rifilare un centone a quella signora - che poi si è saputo essere una madre con tre figli - per aiutarla a pagare la spesa? Come detto, sui social network la polveriera si è subito fatta rifugio per le scintille. C'è chi sostiene l'ex presidente abbia violato il Federal Election Campaign Act per aver offerto del denaro - ma vale per qualsiasi tipo di scambio - in cambio di un voto. Perché un gesto tale è considerato corruzione. E c'è chi tira in ballo direttamente il Codice Penale, affermando che è «illegale per un candidato alla presidenza, o qualsiasi candidato in generale, distribuire denaro ai votanti negli Stati Uniti».
Interpellato sulla questione da Queen City News, il professor Michael Dimino, docente alla scuola di legge dell'Università del South Carolina, ha chiarito che Trump non ha di fatto violato alcuna legge. L'interazione, a suo dire, è stata del tutto legale perché non esiste alcuna legge federale che proibisca a un candidato di consegnare del denaro a qualcuno, a patto che non si tratti, ovviamente, di una tangente.
«Non puoi pagare qualcuno perché voti per te. Non puoi pagare qualcuno perché voti contro il tuo avversario. Non puoi pagare qualcuno per farlo votare. Non puoi pagare nessuno per farlo restare a casa», ha spiegato Dimino. E Donald Trump, ufficialmente, non ha fatto nulla di ciò. Certo, l'intento elettorale della "sceneggiata", come detto, è tutt'altra cosa. Ma quello è un altro discorso. E, quel che importa, non è un reato.