Altri carabinieri indagati, perquisizioni e la deposizione in aula, entro gennaio, del vice brigadiere Francesco Tedesco, già imputato per omicidio
ROMA - Altri carabinieri indagati, perquisizioni e la deposizione in aula, entro gennaio, del vice brigadiere Francesco Tedesco, già imputato per omicidio preterintenzionale ma anche accusatore di altri due militari per il pestaggio di Stefano Cucchi.
Nuovi sviluppi - Dopo le dichiarazioni a verbale di Tedesco, che punta il dito sui due coimputati Raffaele D'Alessandro e Alessio Di Bernardo, altri mattoni del presunto muro di silenzio cominciano a cadere spianando la strada a nuovi sviluppi sulla morte del geometra morto nel 2009. Le indagini punteranno a capire chi intralciò la verità, cercando di fare luce sulla catena di minacce, omissioni e atti falsificati, almeno stando al racconto di Tedesco e di altri militari. Il nuovo filone di inchiesta sarebbe composto da due fascicoli: uno per falso ideologico e l'altro per soppressione di documento pubblico.
I carabinieri sotto la lente della giustizia - Così finiscono indagati i carabinieri che ebbero a che fare con le notazioni sullo stato di salute di Cucchi e col suo fotosegnalamento. Tra loro Francesco Di Sano, in servizio alla stazione di Tor Sapienza che ebbe in custodia Cucchi, e il luogotenente Massimiliano Colombo, comandante della stessa caserma dove Cucchi arrivò dopo essere stato picchiato durante il fotosegnalamento. Colombo sarà interrogato la prossima settimana ed è già stato sottoposto a perquisizione: l'atto istruttorio puntava ad individuare eventuali comunicazioni sulla vicenda tra lui e i suoi superiori dell'epoca. La posizione dei due indagati si è aggravata dopo le dichiarazioni di Tedesco, che nel verbale punta il dito su una serie di omissioni e atti falsificati sui quali la Procura ha attivato verifiche.
Sotto la lente degli inquirenti ci sono infatti gli interlocutori del comandante della stazione Appia, il maresciallo Roberto Mandolini, imputato per falso e calunnia. In particolare l'interlocutore di una telefonata che avvenne alla presenza di Tedesco nella quale il maresciallo Mandolini chiede di modificare le annotazioni redatte dai militari in servizio presso la stazione di Tor Sapienza nella notte del 16 ottobre 2009, quando fu fermato Cucchi. Atti che in effetti furono cambiati togliendo dettagli sulle condizioni di salute di Stefano. Ad ammettere che fossero state modificate era stato lo stesso Di Sano in aula, precisando che si era trattato di «un ordine gerarchico». Su una delle annotazioni modificate è apposta la firma del piantone Gianluca Colicchio, che subentrò nella custodia di Cucchi a Di Sano, anche lui autore di un'ulteriore annotazione alterata. Entrambi sono coinvolti nell'inchiesta.
Pestaggio coperto? - L'ipotesi è che quelle modifiche fossero state richieste per coprire il presunto pestaggio e creare una «nuova versione» sulle condizioni di Cucchi dopo l'arresto. Annotazioni da fornire poi alla catena gerarchica nell'ambito di un'indagine interna. La lente dei magistrati è anche sugli atti del fotosegnalamento che risultano modificati: dal registro fu cancellato con il bianchetto il nome di Cucchi.
Le nuove accuse - Le indagini ora puntano anche a capire se e fino a quale livello viene coinvolta la scala gerarchica in questa vicenda di falsi documenti e omissioni. In questo senso gli accertamenti proseguono anche per capire chi partecipò ad una riunione sul caso Cucchi, dopo la morte del giovane, convocata «da un Alto ufficiale dell'Arma», secondo il racconto di Tedesco. «Diversi militari furono chiamati a rapporto -dice Tedesco nel verbale- nell'ambito di un'indagine interna, io non fui convocato». Tedesco sarà ascoltato in aula a breve. «Ribadirà tutte le accuse», dice il suo avvocato Eugenio Pini. Il muro sta venendo giù.