Le indagini sul disastro avvenuto nella capitale libanese indicano per ora la negligenza quale causa principale
Nell'hangar esploso erano immagazzinate da anni 2'750 tonnellate di nitrato d'ammonio. L'esplosione ha provocato almeno 135 morti e oltre 5'000 feriti.
BEIRUT - Beirut oggi conta le sue vittime e cerca una spiegazione per quella tragedia che, con ogni probabilità, si sarebbe potuta evitare. L'esplosione di ieri pomeriggio ha ucciso almeno 135 persone e provocato oltre 5'000 feriti, stando all'ultimo aggiornamento fornito dal ministro della Salute Hassan Hamad.
Le prime inchieste in corso, riporta oggi l'agenzia Reuters, si stanno concentrando sul fattore negligenza quale causa primaria del disastro. Nell'hangar esploso erano immagazzinate 2'750 tonnellate di nitrato d'ammonio. E se ne stavano li da oltre sei anni, senza particolari misure di sicurezza, nonostante i ripetuti tentativi da parte delle autorità doganali per farle rimuovere.
Il carico, lo ricordiamo, era giunto al porto della capitale libanese nel settembre del 2013, su una nave cargo di proprietà russa diretta verso il Mozambico.
Le fonti ufficiali citate dall'agenzia britannica spiegano che un incendio è divampato all'interno dell'hangar numero 9, propagandosi poi anche al numero 12. Quello in cui era conservato il nitrato d'ammonio. E non solo. Il deposito sarebbe infatti stato ispezionato appena sei mesi fa. Il verdetto del team? Se il materiale in questione non fosse stato rimosso «avrebbe potuto far esplodere tutta Beirut».
E così in un certo senso è stato. L'onda d'urto generata dalla deflagrazione si è propagata nel raggio di centinaia di metri, danneggiando tutto ciò che si è trovata di fronte. I danni, stando alle stime fornite questa mattina dal governatore della città, ammontano a circa 3,5 miliardi di dollari mentre le persone rimaste senza casa solo oltre 300mila.