La Cina prosegue nel cammino verso un futuro a emissioni zero, ma non mancano i punti controversi
PECHINO - La Cina ha attivato la prima unità della seconda centrale idroelettrica più grande al mondo, presentata come un passaggio fondamentale verso gli obiettivi di neutralità carbonico, a dispetto dei timori sull'impatto ambientale.
Alta 289 metri, la centrale di Baihetan si trova nel sud-ovest del Paese: la diga attraversa una gola stretta e profonda nella parte superiore del fiume Yangtze, il più lungo della Cina, al confine soggetto a terremoti tra le province di Yunnan e Sichuan. Con una capacità totale installata di 16.000 megawatt, si piazza alle spalle della diga delle Tre Gole.
Corrente per mezzo milione di persone - Il network statale Cctv e la sua unità in lingua inglese Cgtn hanno mostrato le immagini dell'entrata in funzione, specificando che a regime la struttura potrà generare ogni giorno elettricità sufficiente per soddisfare il fabbisogno energetico di 500.000 persone per la durata di un anno intero.
Il presidente Xi Jinping, nel messaggio di congratulazioni, ha affermato di sperare che l'impianto sia in grado di «dare maggiori contributi al raggiungimento degli obiettivi del picco di carbonio e poi della neutralità».
Centenario del Partito comunista - L'attivazione della diga di Baihetan coincide con le celebrazioni del centenario della fondazione del Partito comunista cinese in programma questa settimana col loro momento principale il primo luglio. L'impegno di Xi espresso lo scorso anno è quello di raggiungere la neutralità del carbonio entro il 2060.
I gruppi ambientalisti hanno avvertito che la costruzione di dighe sconvolge l'habitat di piante e animali rari dello Yangtze, sempre più a rischio di estinzione.
Centinaia di migliaia costretti a spostarsi - I massicci progetti d'ingegneria hanno anche spostato centinaia di migliaia di comunità locali e suscitato preoccupazione nei Paesi vicini. La mega-diga pianificata nella contea tibetana di Medog, che dovrebbe superare le dimensioni di quella delle Tre Gole, è stata descritta dagli analisti come una minaccia per il patrimonio culturale tibetano e come un modo per Pechino di controllare in modo efficace una parte sostanziale dell'approvvigionamento idrico dell'India.
Sull'esempio dell'impatto causato dalla rete di sbarramenti realizzati sulla parte cinese del Mekong, sollevando i timori sui danni irreversibili a un corso d'acqua vitale per 60 milioni nell'attraversamento del Vietnam.