Matteo Salvini si schiera in difesa di Massimo Adriatici e il caso di cronaca diventa terreno di scontro politico
VOGHERA - È stato interrogato fino alle sette di questa mattina Massimo Adriatici, l'assessore leghista alla Sicurezza del comune di Voghera che martedì sera ha ucciso un uomo al culmine di una lite.
Adriatici ha spiegato agli inquirenti che il colpo di pistola che ha ferito mortalmente il 39enne marocchino è partito accidentalmente, dopo che la vittima lo aveva spinto a terra. La discussione tra i due sarebbe nata a causa della chiamata alla polizia dell'assessore, dopo aver visto che il nordafricano stava infastidendo gli avventori del bar, al cui esterno si è consumata la tragedia.
La versione di Adriatici - «Sentendo la mia telefonata mi ha spinto facendomi cadere. Il colpo di pistola mi è partito cadendo» avrebbe dichiarato Adriatici, secondo quanto riferito dal Corriere della Sera. L'uomo, di professione avvocato e in precedenza sovrintendente di Polizia fino al 2011, ora si trova agli arresti domiciliari. La pistola calibro 22 sarebbe regolarmente detenuta ma non è chiaro se Adriatici avesse o meno il porto d'armi e, quindi, il diritto di avere l'arma con sé. L'accusa nei suoi confronti è di eccesso colposo di legittima difesa.
Le parole della politica - In difesa di Massimo Adriatici è intervenuto il leader leghista Matteo Salvini. «Prima di condannare una persona per bene che si è vista aggredita e avrebbe reagito aspettiamo la ricostruzione dei fatti». La ricostruzione dei fatti del partito è chiara: si è trattato di un episodio di legittima difesa, «altro che far west». Salvini ha aggiunto: «Non ci sono cittadini che con il legittimo possesso delle armi vanno in giro a sparare, a fronte di una aggressione come extrema ratio ovviamente la difesa è sempre legittima». A dimostrare come il caso sia diventato terreno di scontro politico c'è la presa di posizione del senatore Pd Alan Ferrari: «Mi auguro che la Lega al più presto prenda le distanze dal gesto di Adriatici. La giustizia fai da te non ha cittadinanza nelle nostre leggi e nella nostra convivenza».