L'avvertimento circola su un canale Telegram legato al Ministero degli Affari Interni ucraino.
Kiev punta il dito contro l'FSB e il Ministero della Difesa russo, che avrebbero ordinato di raccogliere i rottami di droni ed elicotteri ucraini abbattuti da riutilizzare per "firmare" provocazioni fasulle nelle regioni russe al confine con l'Ucraina.
KIEV - In passato le abbiamo chiamate le bombe "di nessuno". È accaduto poco più di un mese fa raccontando l'indomani di un bombardamento a Donetsk - i morti furono in quel caso almeno una ventina - e qualche settimana dopo per la terribile strage della stazione di Kramatorsk, 59 morti e 109 feriti. Di nessuno, perché entrambe le parti hanno negato qualsiasi paternità degli attacchi. Quei «non siamo stati noi» che soffiano sul fuoco delle cosiddette operazioni "false flag".
Quel timore è tornato a ridestarsi tra i ranghi ucraini. Proprio ora, con la guerra che di fatto è entrata da alcuni giorni in una nuova fase dopo il ripiegamento delle forze russe da Kiev: l'all-in del Cremlino sul Donbass e i proclami di successo innalzati ieri da Mosca sopra le macerie di Mariupol. Una fase in cui, secondo le autorità ucraine, alle forze russe sarebbe stato conferito l'incarico di dimostrare la colpevolezza delle forze di Kiev.
Collezionare "impronte digitali" ucraine
L'avvertimento è stato diramato questa mattina su uno dei canali Telegram creati dal Ministero degli Affari interni dell'Ucraina. L'indice è puntato verso l'FSB, ovvero il servizio segreto interno russo, e il Ministero della Difesa di Mosca che avrebbero chiesto all'esercito - secondo fonti d'intelligence - di passare al setaccio il campo di battaglia, rastrellando i rottami degli elicotteri e dei temibili droni turchi Bayraktar finora abbattuti.
Ma per quale motivo? La spiegazione ucraina: «Per trasportarli nelle regioni di Belgorod, di Kursk e di Bryansk», tre zone al confine con l'ex repubblica sovietica, e poter così inscenare «provocazioni ed esplosioni nelle aree residenziali e presso infrastrutture civili», facendo ricadere così la colpa sull'esercito di Kiev. E stando alle fonti d'intelligence citate dagli ucraini, alcune località delle tre regioni sarebbero già state evacuate proprio per questo motivo. Fonti che, lo ricordiamo, tocca sempre prendere con pinze e virgolette d'ordinanza, perché impossibili da verificare con le proprie mani.
Provocazioni esplosive? Ma di chi?
Non si può in ogni caso ignorare questo ipotetico tassello e quel doppio filo che lo lega ai fatti di Golovchino, proprio nella provincia di Belgorod, dove solo tre giorni fa una trentina di abitazioni sono state danneggiate da un bombardamento. Nella fattispecie un «bombardamento ucraino» scriveva, il 19 aprile, la Tass. Da Kiev negano e affermano che si sarebbe trattato di un'altra "false flag" figlia di quel «non saranno tollerati altri attacchi in territorio russo» con cui Mosca minacciava nel caso di colpire «i centri in cui vengono prese le decisioni». E di farlo quindi senza dover mettere questa volta alcun piede sul suolo ucraino.
La verità dei fatti ovviamente non la conosciamo. Ma in questo preciso caso appare più plausibile che fosse proprio di Kiev la mano. Anche in virtù di un precedente che risale agli inizi di aprile, sempre a Belgorod, quando fu colpito un deposito militare di carburante. L'Ucraina negò anche in quell'occasione. Il presidente Zelensky però liquidò in seguito la questione con un «mi dispiace, ma non parlo dei miei ordini» che sembrava lasciare poco spazio a qualsiasi immaginazione.