A causa del conflitto, l'industria nel Paese è in difficoltà. Con la domanda in aumento, sono state inviate 25'000 pillole
KIEV - Gli stupri di guerra sono divenuti una realtà sempre più importante e difficile in Ucraina. Di giorno in giorno le denunce aumentano. Secondo il difensore civico Lyudmyla Denisova in nove vittime di violenze è stata accertata una gravidanza. Ma potrebbero essere molte di più. Diverse organizzazioni si stanno attivando per aiutare queste donne, come l'International Parenthood Federation che finora ha inviato 25mila pillole in Ucraina.
Con molti stabilimenti di produzione chiusi per la guerra e le consegne quasi impossibili da effettuare a causa dei problemi di sicurezza del personale, in Ucraina c'è carenza anche di pillole contraccettive di emergenza, comprese quelle del giorno dopo e quelle abortive per fini medici.
A fronte di una situazione in cui le denunce per stupro da parte dell'esercito russo aumentano giornalmente, e con almeno nove casi di vittime rimaste incinte verificati, diverse associazioni stanno cercando di aiutare e donare. La richiesta è altissima e in zone ben specifiche. «Sono soprattutto gli ospedali che si trovano a est che hanno fatto richiesta per ordini permanenti, come Kharkiv e Mariupol». Così un membro dell'organizzazione no profit Paracrew che consegna cibo e attrezzature mediche ha spiegato al Guardian.
Solo l'International Parenthood Federation ha inviato in Ucraina 25mila pacchetti di pillole contraccettive e finora le Nazioni Unite hanno fornito 40mila chili di materiale per la salute riproduttiva, insieme a 33 kit per la gestione clinica dello stupro e per la profilassi post esposizione. Non è chiaro quanti di questi verranno utilizzati in casi di gravidanze derivanti da stupro. E non è nemmeno sicuro che tutte le forniture arrivino a destinazione, considerando anche le difficoltà che la Croce Rossa ha riscontrato negli ultimi due mesi per portare aiuto a Mariupol.
Le denunce arrivano anche da chi è già riuscito a lasciare i confini ucraini e a mettersi in salvo in Paesi vicini. Solo in Polonia ci sono quasi tre milioni di rifugiati. Il Paese, però, è noto per aver implementato una delle leggi più dure sull'aborto in Europa. Come puntualizzato da Aleksandra Weder Sawicka, un'attivista polacca che vive a Oslo a MojaNorwegia, «le pillole non possono essere ottenute senza prescrizione medica. Molti ginecologi si rifiutano di rilasciarla e alcuni farmacisti non vogliono vendere compresse».
Sawicka sta cercando di fornire il suo contributo dalla Norvegia, raccogliendo fondi per comprare il farmaco a Oslo, per poi inviarlo in Polonia. È riuscita ad acquistare 500 pillole e a inviarle con successo, un comportamento che il Dipartimento della Salute norvegese ha deplorato, in quanto viola la legge polacca. L'attivista, scrive su Facebook, sta cercando altre vie possibili per portare il suo aiuto e andare avanti con la sua iniziativa. Ma anche alcune farmacie, quando hanno capito per quale motivo stesse acquistando il farmaco, si sono rifiutate di consegnarglielo.