Spaventate da un predatore, oltre cento pecore sono fuggite dall'alpe: qualcuna è precipitata in un dirupo, dopo un volo di 400 metri.
SONDRIO - Protagonisti di questa storia, che da giorni non conosce lieto fine, sono un allevatore della provincia di Sondrio e le sue pecore, bloccate in una zona impervia, a ridosso di un burrone.
La vicenda.
Tutto ha inizio venerdì della scorsa settimana, quando 140 capi spaventati da un predatore, forse un lupo o un cane selvatico, hanno raggiunto un punto di non ritorno, in alta quota (Cavalcorto, 2.768 metri, in val Masino), dopo essere scappate dall'alpe Porcellizzo a 2.300 metri, dove avevano trascorso tranquillamente l'estate.
L'allarme lanciato dall'allevatore, un 34enne titolare di un'azienda agricola che conta 250 pecore, oltre che mucche, maiali e asini, ha messo in moto le ricerche. Ma nemmeno due voli con l'elicottero dei Vigili del fuoco del reparto di Malpensa hanno dato esito positivo.
L'allevatore però non demorde, organizza una spedizione a piedi e riesce a recuperare 18 pecore disperse a quote più basse, ma non quelle sul dirupo.
«Sono i miei animali, non numeri».
Poi, nel fine settimana appena trascorso, la decisione: «Alle mie pecore non rinuncio. Ho noleggiato un elicottero privato», rivela il pastore al Corrirere della Sera per poi aggiungere che «con i costi del noleggio dell’elicottero se ne andrà il guadagno di un’intera stagione. Ma non importa, sono i miei animali, non numeri. Anche una sola pecora salvata per me vale più di qualsiasi profitto». L'idea è quella di calarsi dall'elicottero e spingere poi gli ovini verso un canale che le riconduca a valle.
Finora tutti gli sforzi, insieme all’aiuto di amici, del nipote e di una guida alpina, abile a muoversi tra rocce e prati a strapiombo sul vuoto, non hanno ancora dato esito positivo. Sebbene sabato sera il pastore sia riuscito a recuperare una ventina di esemplari, inoltrandosi a proprio rischio una zona impervia e già praticamente al buio.
Un salto di 400 metri.
A questo si aggiunge che, purtroppo, nella fuga circa una ventina di esemplari sono morti, precipitati in un dirupo dopo un salto di 400 metri. «Come se si fossero lanciate nel vuoto, per sfuggire a un predatore», ha spiegato al quotidiano Il Giorno, aggiungendo che non si tratta di «una questione economica, non è solo lavoro, sono la mia vita».
Il pastore, che ha pianto alla vista delle sue bestie morte, ritiene possa essere stato un lupo a spaventarle. Ha infatti individuato dello sterco che potrebbe appartenere al grande predatore: sarà analizzato e non ci sono ancora conferme in questo senso.
Intanto i giorni passano e gli animali da recuperare sono ancora quasi un centinaio, a rischio della vita, per la mancanza di cibo e acqua.
Un quadro reso peggiore dall'abbassamento delle temperature e dall'arrivo delle piogge, previste a metà settimana. Ma per l'allevatore di razze alpine autoctone non c'è tregua: continua a fare su e giù dal fondovalle all'alpe, senza sosta, anche quando il buio cala sulle montagne, in una ricerca sempre più disperata.
Tra «angoscia e speranza».
In attesa di un miracolo, a rompere il silenzio sono le parole dedicate al pastore dalla sua compagna. «Il silenzio e poi le urla disperate, angoscia e speranza. Tutto tace nella notte stellata tranne il suo cuore dolorante e sincero».
E ancora «di notte l'angoscia si fa sentire, unico suo scopo riportarvi a casa, Vive! Percorre ogni giorno i sentieri e ne scopre di nuovi o improvvisa, ma deve arrivare a voi. Chiudete gli occhi e lasciatevi cullare dal suono della voce del vostro amato pastore».