Da più parti arrivano richieste a Israele di fare chiarezza su quanto avvenuto negli ospedali Nasser e Al-Shifa
GAZA CITY - Washington chiede «risposte» da Israele dopo la scoperta di centinaia di cadaveri in alcune fosse comuni nelle vicinanze di ospedali, assediati e gravemente danneggiati dall'esercito israeliano nel corso delle operazioni nella Striscia di Gaza.
L'agenzia stampa France-Presse riferisce che circa 340 corpi senza vita si trovavano dentro tre fosse comuni presso l'ospedale Nasser di Khan Younis, mentre alcune decine erano all'interno di due buche scavate nel cortile del nosocomio Al-Shifa di Gaza City. La responsabilità delle uccisioni e delle sepolture sarebbe delle Forze israeliane di difesa (IDF), secondo fonti palestinesi.
La scoperta è avvenuta lo scorso 7 aprile, dopo il ritiro dei soldati israeliani dall'area. Secondo la Difesa civile palestinese, citata dai media internazionali, la maggior parte dei corpi non può essere identificata, a causa di mutilazioni o di uno stato di decomposizione troppo elevato. Un riconoscimento è stato possibile finora in 65 casi.
Alcuni corpi mostrerebbero segni di torture ed esecuzioni. Tra le vittime ci sono bambini e pazienti dell'ospedale, che sarebbero stati sepolti addirittura con i tubi utilizzati nei reparti di cure intense o nelle sale operatorie. «Ci sono rapporti secondo cui anche le mani di alcuni di questi cadaveri erano legate», ha dichiarato la portavoce dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Ravina Shamdasani.
Washington vuole capire - Le notizie in merito al rinvenimento di almeno 392 corpi senza vita sono state giudicate «profondamente disturbanti» dal consigliere della sicurezza nazionale Jake Sullivan, in una dichiarazione data ai reporter nella sala stampa della Casa Bianca. Sullivan spiega che l'amministrazione statunitense ha preso contato «a vari livelli» con il governo israeliano e ha insistito su un punto: «Vogliamo risposte. Vogliamo capire cosa sia successo esattamente».
«Il mondo intero possa avere una risposta» - Sullivan ha accennato alla risposta data dall'IDF per bocca del portavoce Nadav Shoshani. A suo dire la fossa dell'ospedale Nasser «è stata scavata alcuni mesi fa dai palestinesi». L'esercito ha ammesso che i «cadaveri seppelliti dai palestinesi» sono passati sotto il vaglio dei soldati israeliani, per capire se tra di essi figuravano alcuni degli ostaggi rapiti il 7 ottobre. «L'affermazione che l'IDF abbia seppellito cadaveri di palestinesi è priva di fondamento». Non c'è stata invece una risposta diretta sulla presunta responsabilità israeliana delle morti. «Vogliamo sapere» in quali circostanze sono avvenuti i fatti, ha aggiunto Sullivan. L'amministrazione Biden chiede che l'intera vicenda sia «investigata approfonditamente e con trasparenza», così che «il mondo intero possa avere una risposta esauriente e lo stesso valga per noi, gli Stati Uniti».
«Potenziali scene del crimine» - Anche l'Unione Europea ha espresso il proprio sgomento per la macabra scoperta e chiede che sia fatta piena luce sulla vicenda. «La straziante scoperta di queste fosse comuni sottolinea l’urgenza di garantire l’accesso immediato degli investigatori sui diritti umani, compresi gli esperti forensi, alla Striscia di Gaza occupata per garantire che le prove siano conservate e per svolgere indagini indipendenti e trasparenti con l’obiettivo di garantire la responsabilità di eventuali violazioni del diritto internazionale» ha dichiarato Erika Guevara Rosas, direttrice senior per la ricerca, l'advocacy, le politiche e le campagne di Amnesty International. «La mancanza di accesso a Gaza per gli investigatori dei diritti umani ha ostacolato indagini efficaci sull’intera portata delle violazioni dei diritti umani e dei crimini ai sensi del diritto internazionale commessi negli ultimi sei mesi, consentendo la documentazione solo di una piccola parte di questi abusi. Le fosse comuni sono potenziali scene del crimine che offrono prove forensi vitali e urgenti; devono essere protette finché esperti forensi professionisti con le competenze e le risorse necessarie non possano effettuare in sicurezza esumazioni adeguate e un'identificazione accurata dei resti».