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ITALIAPiero Fassino e il profumo (rubato?), ecco come è andata a finire

11.10.24 - 09:42
Si è chiusa la vicenda mediatica, seguita alla denuncia per furto nei confronti del politico di centrosinistra.
imago
Piero Fassino cammina fuori da Montecitorio. Roma, 11 giugno 2024
Piero Fassino cammina fuori da Montecitorio. Roma, 11 giugno 2024
Piero Fassino e il profumo (rubato?), ecco come è andata a finire
Si è chiusa la vicenda mediatica, seguita alla denuncia per furto nei confronti del politico di centrosinistra.

ROMA - È stato archiviato, dietro pagamento di 500 euro, il caso legato al politico italiano Piero Fassino e all'ormai famoso caso del presunto tentato furto di un profumo Chanel; a riferirlo sono i principali media italiani. L'ex sindaco di Torino - lo ricordiamo - era stato infatti denunciato lo scorso aprile dal personale del duty-free dell’aeroporto di Fiumicino, con l'accusa di aver tentato di portare con sé, dopo averlo messo in tasca e senza averlo pagato, una confezione di profumo da circa 130 euro.

Ora, a distanza di mesi, la chiusura definitiva del caso. Il codice penale del Belpaese prevede infatti che con una "condotta riparatoria" (come nel caso di ritiro della querela, di morte dell'indagato o di prescrizione) si può riparare il danno provocato, pagando ed evitando così il dibattito processuale. In altre parole, la richiesta della difesa del politico di estinguere il reato di tentato furto, con una riparazione pecuniaria di 500 euro, è stata accolta dal giudice per le indagini preliminari di Civitavecchia, che indagava sulla faccenda. Nella decisione, il gip ha anche tenuto in considerazione che il politico è incensurato, derubricando l'episodio a fatto di «particolare tenuità».

Una strategia difensiva - quella di estinguere il reato di furto con un versamento di 500 euro, evitando di fatto il processo - che era emersa già nel mese di luglio. Nell'indagine erano però finite anche le immagini delle telecamere di sorveglianza del duty-free e le testimonianze da parte del personale del punto vendita raccolte dagli agenti della Polaria, che non alleggerivano la posizione dell'onorevole PD e che riferivano di altri episodi simili.

Ma dunque, tutto finito: il processo è stato evitato e il caso è stato archiviato. Del resto, la versione di Fassino, lo ricordiamo, è sempre stata la stessa: «Volevo comprare quel profumo per mia moglie - aveva spiegato, ripreso dai media in Italia -. Avevo il cellulare in una mano e il trolley nell'altra e venni distratto da una telefonata».
L'ex ministro della Giustizia nel Governo Amato aveva poi sostenuto di aver «appoggiato il profumo in tasca in attesa di andare alle casse, quando si è avvicinato l'addetto alla vigilanza». Per poi sentenziare: «In vita mia non mi sono mai appropriato di alcunché. È tutto un malinteso».

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