Svezia e Finlandia marciano verso la Nato. E le acque attorno ai porti di San Pietroburgo e Kaliningrad si fanno agitate
HELSINKI - Il Cremlino promette, o minaccia a seconda dei punti di vista, risposte «speculari» qualora la Nato dovesse insediare strutture militari o dispiegare truppe in Finlandia o in Svezia. «Prima non c'erano minacce per loro». Lo afferma Vladimir Putin, che è però anche il principale "regista" dell'accelerazione che ha spinto i due Paesi della Scandinavia a "bussare" alla porta dell'Alleanza Atlantica.
Ieri è arrivato a Madrid il "nulla osta" formale alla procedura, con l'invito degli Stati membri ai due candidati dopo il ritiro del veto posto da Ankara. Un primo passo, ma fondamentale, che ha scatenato più di un prurito in quel di Mosca. Dove forse nel frattempo, pur non ammettendolo - perché «l'operazione prosegue secondo i piani» sempre e comunque -, qualcuno si sarà ormai reso conto di aver sbagliato qualche calcolo. E il presidente finlandese Sauli Niinistö, una settimana prima che i due ambasciatori di Helsinki e Stoccolma si presentassero "a braccetto" a Bruxelles, lo aveva detto: «Siete stati voi a causare questo. Guardatevi allo specchio».
Nell'immediato questa cosa significa? Se la guerra in corso in Ucraina resta, in ottica futura, un calderone ricolmo di numerose incognite, tra le poche certezze di questa fase, logorante, del conflitto troviamo il fatto che le fredde acque del Mar Baltico tornano a occupare uno spazio centrale sulla scacchiera geopolitica internazionale.
L'adesione di Svezia e Finlandia pone in questo senso un grattacapo immediato per la Flotta del Baltico, la più antica delle formazioni navali russe, che ha il suo quartier generale nell'exclave di Kaliningrad. In breve, il margine di manovra degli ammiragli di Putin si ridurrà al minimo, consentendo loro di attraversare quello che qualcuno ha già definito un "lago" della Nato solo attraverso la sottile rotta che si sovrappone al confine delle singole acque nazionali dei Paesi circostanti. E per Mosca pilotare i suoi sottomarini verso le acque del Mare del Nord, senza essere individuati, diventa un'impresa virtualmente impossibile. A questo si aggiunge il fatto che sia il porto di Kaliningrad che quello di San Pietroburgo potrebbero diventare facili bersagli.
Le ripercussioni però non toccano solo sommergibili nucleari, cacciatorpediniere e più in generale il settore strategico e militare. Con la "chiusura" del Baltico entrambi gli scali portuali russi sopracitati - e ricordiamo che quello dell'ex capitale della Prussia orientale è l'unico fra quelli russi le cui acque non ghiacciano mai sull'arco dei dodici mesi - vedrebbero ridimensionarsi i propri collegamenti commerciali. Un ulteriore duro colpo per il mercato della Federazione Russa.