Il leader del Carroccio non pensa alle dimissioni. Ma dal partito trapelano voci di grande delusione
ROMA - Una cosa dopo il risultato del voto in Italia è certa: Matteo Salvini non ha alcuna intenzione di dimettersi da segretario della Lega con buona pace di chi, all'interno del movimento, dopo il sorpasso di Fratelli d'Italia che ha doppiato il Carroccio, ha chiesto «dimissioni immediate» mettendoci la faccia, come l'ormai ex parlamentare Paolo Grimoldi, e chi invece fa trapelare l'insoddisfazione.
Il governatore del Veneto Luca Zaia non nasconde che il risultato delle urne è «deludente» e spiega che questo «è un momento delicato per la Lega ed è bene affrontarlo con serietà» ed «è doveroso che siano ascoltate le posizioni, anche le più critiche». Parole dure ma per ora niente redde rationem: il confronto sarà «nelle sedi adeguate», spiega Salvini. Il che significa la fine dei congressi nelle 1400 sedi del partito entro la fine dell'anno (ne mancano ancora 800), poi i congressi provinciali, poi quelli regionali. Solo allora ci sarà il congresso federale, cioè quello che designa il segretario del partito, «un bel congresso federale in cui si mettono in campo le idee».
Il leader non perde tempo e trova lo spazio per una prima riunione con i governatori della Lega per pianificare il futuro. Una riunione da cui «è emersa unità di intenti su come coinvolgere tutti i territori, a partire da una Assemblea Programmatica Nazionale per accompagnare la nascita del nuovo governo e mettere al centro proposte e priorità», fa sapere il segretario che così prosegue: «C'è grande volontà di riavvicinare al voto ed alla Lega gli elettori astenuti e l'impegno a valorizzare e coinvolgere governatori, sindaci e militanti in una nuova stagione di centrodestra».
«È comune la volontà di completare entro l'autunno tutti i congressi cittadini già previsti (sono stati già eletti 600 segretari sui 1400 totali), per poi proseguire con i congressi provinciali e regionali sospesi negli anni del Covid». La Lega, ha ricordato Salvini, ha un radicamento e una capacità amministrativa che non hanno eguali e saranno un valore aggiunto per il governo di centrodestra.
Il leader ha convocato il congresso federale, per sentire ogni singolo coordinatore regionale. «Mi metto in ascolto» ha detto Salvini, enumerando «tre certezze».
La prima sul risultato elettorale: «Stare al governo con Draghi, Pd e 5 stelle è stato impegnativo» e soprattutto «elettoralmente penalizzante». E se Salvini lo rifarebbe, come dice lui stesso, perché bisognava «anteporre l'interesse del Paese a quello del partito» nel momento della pandemia, ci tiene però a sottolineare che a dirgli che era necessario entrare nel governo era stata «una parte rilevante della classe dirigente» del partito. Mentre la decisione di uscire dal governo è stata sua. Il dato politico di queste elezioni è che sia «stata premiata l'opposizione. E Fratelli d'Italia è stata brava a fare un'opposizione forte» ed è stato premiato «chi ha fatto cadere il governo» ovvero il Movimento 5 stelle che «lo aveva sostenuto fino al giorno prima».
Seconda certezza, è che «oggi è una buona giornata perché dopo tanti anni c'è un governo scelto dai cittadini con una maggioranza chiara» che «conto per cinque anni tiri dritto senza stravolgimenti». Il dato del 9% «non mi soddisfa. Non è quello per cui ho lavorato» ammette ma con quella percentuale la Lega potrà essere «protagonista» nel governo, non «comparsa» come accaduto in quello di Draghi. «A Letta - rivendica - dico che è meglio avere il 9% e 100 parlamentari in maggioranza che il 18% e 100 parlamentari in opposizione». Già oggi iniziano i colloqui con gli altri leader del centrodestra per il governo dove promette una squadra «eccellente e basata esclusivamente sul merito».
Terza certezza è che la Lega ha un «enorme margine di recupero» per ripartire da «sindaci e amministratori» e dai suoi 20 mila volontari che valgono più «degli stipendiati». «Ho portato pazienza fino al giorno del voto ma da stanotte chi danneggia il lavoro della militanza parlerà con me» sbotta, senza far nomi di parlamentari o ministri come Giancarlo Giorgetti, considerati l'ala draghiana del partito.
«Sono andato a letto abbastanza inca**ato, adesso mi sono alzato carico a molla», assicura. Nessuno screzio per le dichiarazioni di ieri di Berlusconi: «Gli ho telefonato e gli ho detto che gli voglio bene». Salvini ha anche fatto i complimenti a Giorgia Meloni con cui conta di avere «un rapporto sempre più saldo».
«Quello di ieri - promette - è un punto di partenza. Ora abbiamo un impegno sacro con gli italiani e guai a chi viene meno alla parola».