I Repubblicani (favoriti) evocano già brogli in caso di ritardi nei risultati. Ritardi che loro stessi alimentano
WASHINGTON - L'adagio, tutto repubblicano, che ha fatto da coda all'ultima elezione presidenziale negli Stati Uniti, nel novembre 2020, ha ripreso a risuonare con vigore mentre le urne per il voto di metà mandato sono ancora aperte. L'accusa di frode elettorale rispolverata e tirata a lucido, come una sorta di "piano B" già pronto all'uso, anche se i pronostici del Midterm sono favorevoli al fronte dell'elefantino.
Politico.com parla espressamente - dedicando l'apertura del sito - di un "Grand Old Party" che ha già «preparato il terreno» per poter denunciare che «le elezioni sono state rubate». E a suffragio cita, tra gli esempi, alcune delle recenti dichiarazioni di Christina Bobb, l'avvocato dell'ex presidente Donald Trump, che ha già etichettato come «molto sospetta» l'eventualità di un ritardo nel conteggio dei risultati da parte dei singoli Stati, che dovrebbero - a suo dire - arrivare non più tardi della mattina di domani. Tuttavia, prosegue il quotidiano americano, parallelamente a questo tipo di dichiarazioni si registrano pure le raccomandazioni diramate in tutto il paese da parte degli attivisti dello stesso Partito Repubblicano, che invece hanno invitato la popolazione ad attendere proprio l'Election Day, quindi oggi, per votare.
Non serve grande fantasia per immaginare ciò che accadrà nel corso delle prossime ore. Dalle lunghe code di chi si reca di persona a imbucare il proprio voto, fino agli scatoloni di cartone ricolmi di schede che arriveranno solo oggi nei vari centri e che quindi dovranno essere verificate, validate e conteggiate.
Il controsenso è piuttosto evidente. «Se pianifichi di lamentarti su quanto tempo ci vorrà per contare i voti, cosa che già stanno facendo, e allo stesso tempo lavori per rendere ancora più difficile un rapido conteggio, viene da chiedersi se il tutto non sia intenzionale». È il giudizio di David Becker, direttore esecutivo del Center for Election Innovation & Research. Ed è quello che in fondo sta accadendo: intasare all'ultimo momento la grande macchina elettorale, per servire in anticipo un assist a sé stessi. Da spingere in porta, indipendentemente dal risultato. Se esci vincitore hai «trionfato sulla truffa». E se perdi puoi lamentarti delle «terribili cose che sono accadute durante l'Election Day», spiega, interpellato dal quotidiano statunitense, il supervisore Bill Gates, avvocato repubblicano della Contea di Maricopa, Arizona.
Chi controllerà il Congresso? I quattro scenari
Ma, al netto di dietrologie e cospirazioni più o meno fantasiose, cosa dicono le ultime proiezioni a poche ore dalla chiusura delle urne? In breve: più rosso che blu, stando agli scenari presentati dal sito FiveThirtyEight.com. Il voto di oggi, lo ricordiamo, servirà a rinnovare per intero la Camera e un terzo del Senato.
La situazione maggiormente in bilico è quella del ramo alto del Congresso, oggi - lo ricordiamo - diviso esattamente a metà (50 senatori a testa) tra Democratici e Repubblicani. Le simulazioni di voto vedono l'elefantino leggermente in vantaggio, con un 59% delle possibilità di vittoria. Ben altro discorso è quello che riguarda la Camera, dove la previsione sale all'84%. Detto questo, chi controllerà il Congresso degli Stati Uniti?
FiveThirtyEight.com soppesa i quattro scenari. Il più probabile, con il 57%, è che il Partito Repubblicano finisca per prendersi entrambe le camere. La situazione del tutto opposta, con Senato e Camera che si tingono di blu, è invece data al 15%. E poi ci sono i due scenari misti. Senato in mano ai Dem e Camera ai Repubblicani al 27%. E il contrario, il più improbabile, con un misero 1%.