Lombardia e Lazio: in pochissimi al voto, ma vince il centrodestra. Salvini: «Il gioco di squadra con Giorgia e Silvio funziona»
MILANO - Sono due le parole chiave che possono riassumere le elezioni regionali avvenute quest'oggi in Italia, più precisamente in Lombardia e nel Lazio: centrodestra e astensionismo.
Il centrodestra perché esce vittorioso dalla giornata odierna, sia nel Lazio che in Lombardia. I rispettivi candidati, Francesco Rocca e Attilio Fontana, sfondano quota 50%, non lasciando dubbi sulla loro vittoria già dalle prime proiezioni.
Ma il dato più clamoroso che emerge da queste consultazioni è l'astensionismo perché vota appena il 40% degli elettori. In Lombardia va il 41,67% degli aventi diritto ma il record assoluto è nel Lazio: solo il 37% si presenta ai seggi. Punta massima a Roma con il 33,11%, dato sconfortante se si pensa che alle precedenti regionali del 2018 nella Capitale andò alle urne il 63,11%.
Già alle ultime Comunali si lanciò l'allarme astensionismo, ma allora, nell'ottobre 2021, andò a votare il 48,54% e al secondo turno il 40,68%. Nulla di comparabile con il risultato odierno che nel passato ha un solo precedente: il voto in Emilia Romagna nell'estate del 2014 quando, Vasco Errani, presidente della Regione dal 1999, venne condannato per falso ideologico nell'ambito del caso Terremerse e si dimise, costringendo l'Emilia Romagna ad andare al voto anticipato. Quella volta scelse di andare alle urne solo il 37,7% dell'elettorato e si gridò per giorni allo scandalo.
La Lega tiene, FdI primo partito
Nel centrodestra, in entrambe le regioni, i singoli partiti di maggioranza incassano complessivamente un buon risultato. La Lega tiene in Lombardia anche se non è più il primo partito della Regione. La forza politica guidata da Matteo Salvini, che comunque continua ad esprimere la figura del presidente Fontana, riconfermato al Pirellone, porta a casa un 17% che, seppur in netto calo rispetto al 29,6% di 5 anni fa, è pur sempre in crescita rispetto alle politiche di settembre quando incassò il 13%.
Ora la prima forza politica nella regione, da sempre a trazione leghista, è Fratelli d'Italia che mantiene le posizioni con il 26%, senza sfondare però la linea conquistata a settembre: così come si temeva, soprattutto nella coalizione di centrodestra. Mentre FI, pur avendo dimezzato i voti, passando dal 14% del 2018 all'8% di ora, tutto sommato tiene se si pensa che alle ultime politiche aveva preso il 6,8% e che l'aver perso un 'pezzo' del calibro di Letizia Moratti avrebbe potuto costare una sonora sconfitta.
Storia questa che invece ha avuto tutt'altro sviluppo. La Moratti, già vice di Fontana alla regione, presentandosi come candidata del Terzo Polo, non solo alla fine non riesce a erodere alcun voto al centrodestra, ma registra nel complesso un flop fermandosi a quota 10%. Un risultato che porta il leader di Azione Carlo Calenda a dire che «il centro e la sinistra non sono mai stati in partita, neanche uniti» e che «Moratti è stata coraggiosa e si è spesa moltissimo, ma fuori dal bacino di voti del Terzo Polo non siamo riusciti ad attrarre consensi». La sua lista ottiene comunque un 6% contro il 4% di Azione-Italia Viva. Sconfitta anche per Pierfrancesco Majorino (centrosinistra-M5s) che raggiunge il 33,3%.
Situazione simile nel Lazio
Analogo il risultato elettorale nel Lazio dove i partiti della maggioranza riescono a scippare al Pd la guida della Regione che aveva visto Nicola Zingaretti confermato per due mandati. Fratelli d'Italia incassa oltre il 34% confermandosi primo partito e superando il risultato delle politiche quando aveva preso il 31,44%.
Il Pd tutto sommato resiste ottenendo quel 21% che è in linea con il 21,25% del 2018 e migliora rispetto al 18,32% delle ultime politiche. Non riesce, invece, l'exploit a Donatella Bianchi, la giornalista Rai scelta da Giuseppe Conte per competere con Alessio D'Amato. Lei si ferma al 12%. Ma i pentastellati crollano passando dal 27% di 5 anni fa a poco più del 9%. Alessio D'Amato porta a casa il 34%. Il segretario del Pd Enrico Letta punta il dito contro il M5S e il Terzo Polo dicendo che «l'Opa contro il Pd ha fatto male a chi l'ha tentata», mentre rivendica il fatto di essere ora «il secondo partito del Paese».
Salvini: «Il gioco di squadra funziona»
«Per quanto riguarda la Lega sono contento anche se mi interessa il lavoro di squadra» ha detto Salvini ai media, spiegando che i risultati odierni «confermano che il gioco di squadra con Giorgia e Silvio funziona, al di là di quello di cui si è chiacchierato, competizioni intervento rivalità; Ho sentito sia Silvio che Giorgia, tutti siamo reciprocamente contenti della vittoria della squadra». Come riportato da Repubblica, il leader leghista ha parlato anche dell'affluenza: «È una bocciatura per tutti. Se ci limitassimo a festeggiare sbaglieremmo: dobbiamo capire come tornare a restituire fiducia e appassionare chi ha fatto un'altra scelta».