L'emergenza gas, l'esplosione dei prezzi e la guerra in Ucraina hanno affondato le prospettive economiche per il 2022.
BRUXELLES - Non è ancora una recessione, ma tutto dice di prepararsi al peggio. L'emergenza gas ormai conclamata, la corsa incontrollata dei prezzi e l'esito incerto della guerra in Ucraina affondano le prospettive economiche dell'Eurozona per il 2022 e, soprattutto, per il 2023.
Nelle nuove previsioni economiche d'estate - che saranno presentate domani mattina al commissario europeo per gli Affari economici, Paolo Gentiloni - la Commissione Ue si vede costretta a rivedere ancora una volta al ribasso la crescita, limandola, a quanto si apprende, di qualche decimale rispetto al 2,7% stimato a maggio. Una tendenza generalizzata che non risparmierà nessuno.
L'aria della vigilia a Bruxelles non lascia presagire nulla di buono per i mesi a venire. Rispetto alle previsioni di maggio, nelle ultime settimane lo scenario è peggiorato: la parità tra euro e dollaro non aiuta a fermare la galoppata dell'inflazione, il gas dalla Russia - complice lo stop al Nord Stream fino al 20 luglio - è sempre meno, e l'incertezza per famiglie e imprese è sempre più forte.
Questo significa che l'economia Ue continuerà, almeno per il momento, a crescere ma a un ritmo molto più lento di quanto immaginato in precedenza. Un ritmo che dipende anche dalla Germania, che stretta tra il caro prezzi e l'emergenza gas, vede la sua produzione industriale (ultimi dati Eurostat) al palo.
Del resto, aveva ammesso martedì il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, al termine dell'incontro con i ministri finanziari dei Ventisette, «l'Ue mostra grande resistenza ma non dobbiamo adagiarci sugli allori». Parole che cercano di scacciare il pericolo di una profezia di sventura che si auto-avveri.
Ma a tenere il Pil a galla è soprattutto l''effetto trascinamento' del rimbalzo registrato nel 2021. E le speranze di restare in territorio positivo anche nel 2023 sono ridotte, riposte perlopiù, oltre che in un esito positivo della guerra, nell'impatto (reale o psicologico) dell'attuazione dei Piano di rilancio (Pnrr) da parte dei governi e, per i paesi del sud Europa, nella ripresa del turismo nei mesi estivi.
Subito dopo le previsioni, i fari sono puntati sulle mosse della Bce per tamponare l'inflazione. Il 21 luglio ci sarà il preannunciato primo rialzo dei tassi di interesse dello 0,25%. Al quale ne seguiranno altri probabilmente già dall'autunno, a un ritmo che dipenderà dai dati. E poi, soprattutto, c'è il disegno dello scudo anti-spread per proteggere i Paesi ad alto debito da un'eventuale nuova tempesta sui mercati.
La presidente Christine Lagarde ha chiesto la fiducia di tutti. Ma i falchi del Nord, Berlino in testa, hanno già giurato battaglia dicendosi, per bocca del presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, pronti a opporsi.