Le nuove regole in materia saranno presentate dalla Commissione europea
BRUXELLES - La Commissione europea alzerà domani il velo sul nuovo strumento di gestione delle crisi e dei depositi bancari (Cmdi), un provvedimento più che mai di attualità dopo le recenti turbolenze sul comparto. La revisione delle regole era stata chiesta all'esecutivo Ue ancora a giugno 2022 dal consiglio Ecofin, nel tentativo di far avanzare l'Unione bancaria per quanto possibile, e dopo vari rinvii vede un'accelerazione anche in scia alle crisi di Silicon Valley Bank e Credit Suisse.
La revisione va ad affermare il principio di proporzionalità nei 'cuscinetti' di capitale necessari agli istituti per il corretto funzionamento del salvataggio interno (requisiti Mrel, fondi e passività aggredibili dal bail-in) senza l'intervento pubblico. Una difficoltà per le banche più piccole, dato che è spesso complesso, se non impossibile, che queste riescano ad accedere al mercato dei capitali per emettere strumenti aggredibili prima dei depositi per ripianare le perdite, come prevede la gerarchia del bail-in.
Più in generale la riforma afferma il principio di consentire agli schemi nazionali di garanzia dei depositi di intervenire in modo preventivo e con più libertà, agendo in maniera significativa sull'armonizzazione delle regole, anche rispetto agli istituti medio-piccoli, altrimenti soggetti a liquidazione. Si mira soprattutto a minimizzare il rischio che una crisi bancaria finisca per pesare sui contribuenti, innescando fenomeni di contagio come quelli avvenuti nei recenti crac bancari Usa in istituti ritenuti 'non sistemici', aumentando il peso dei fondi di tutela nazionali, che intervengono accanto al Fondo unico di risoluzione (quest'ultimo per le banche a rischio sistemico).
Tra i tre pilastri dell'Unione bancaria (vigilanza, risoluzione, garanzia dei depositi) solo la sorveglianza unica è pienamente attuata sotto la regia della Banca centrale europea. È invece in alto mare lo schema europeo di tutela dei depositi: la proposta della Commissione del 2015 resta in stallo e sembrano esclusi progressi a breve. Quanto alla risoluzione, la riforma del trattato del Mes - su cui manca solo la ratifica dell'Italia - attribuisce al Meccanismo europeo di stabilità anche la funzione di fare da rete di sicurezza finanziaria ('backstop') al Fondo di risoluzione unico nell'ambito del sistema di gestione delle crisi bancarie.
Va registrato l'intervento del ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner che due settimane fa ha chiesto alla Commissione una deroga per le reti bancarie con uno 'schema di protezione istituzionale', come nel caso delle casse di risparmio e delle banche di credito cooperativo tedesche, la grandissima maggioranza delle banche in Germania (escludendo Deutsche Bank e Commerzbank). Non sembra però che nell'attuale impianto di riforma siano previste deroghe per gli istituti tedeschi e quindi già si prevedono scintille.