L'allarme della Video Game History Foundation: dei giochi usciti prima del 2010 l'87% è introvabile commercialmente.
NEW YORK - Che si parli di Nintendo (il primo o quello Super), Sega Mega Drive o una delle prime Playstation, i videogiochi sono stati i compagni d'infanzia di milioni di persone. Fra pixel e poligoni grossolani, molti games del passato sono però a rischio scomparsa.
L'allarme arriva dall'americana Video Game History Foundation, che in un recente studio (il primo del suo genere) ha scoperto che solo il 13% dei videogiochi precedenti al 2010 può essere in qualche modo acquistato e giocato. Si tratta di un tasso particolarmente basso (e paragonabile a quello dei film muti e delle registrazioni precedenti alla seconda guerra mondiale) che fa di questo tipo di prodotti una qualcosa «a rischio di estinzione».
Sebbene alcuni titoli siano stati comunque ripubblicati per le console moderne (un esempio su tutti, i grandi classici di Nintendo come “Super Mario”, “Zelda” e “Metroid”) questi ultimi sono solo la punta dell'iceberg. Per moltissimi titoli - soprattutto quelli meno di successo o di culto - il destino ultimo è quello della scomparsa. A complicare le cose anche la questione dei diritti d'autore, spesso condivisi da diverse società (molte delle quali fallite da anni) e persone.
«Immaginate che l'unico modo per vedere “Titanic” sia quello di recuperare la videocassetta originaria, un videoregistratore e una televisione a tubo catodico», provoca la Foundation tracciando un'analogia sottile, ma non così lontana dal vero.
La soluzione per chi volesse giocarli potrebbe essere quella (dispendiosa) di recuperarli nel mercato dell'usato dove, soprattutto dal biennio Covid, i prezzi sono in impennata senza fine. Un'alternativa illegale è anche quella dell'emulazione (attraverso programmi o in streaming) la cui offerta è però, spesso e volentieri, estremamente limitata. Senza contare il fatto che, in questi casi, bisogna accontentarsi di un joypad generico.
L'appello della fondazione è quindi diretto alle istituzioni (musei e biblioteche), affinché si mobilitino per la creazioni di archivi di pubblico dominio.