Le vendite online dovrebbero invece aumentare del 30%, con un progresso di circa 3 miliardi di franchi rispetto al 2019
BERNA - Il commercio al dettaglio elvetico rientra nel novero dei settori maggiormente colpiti dalla crisi del coronavirus. Ma, stando a uno studio del Credit Suisse, le conseguenze sono diverse a seconda dei comparti: quello delle vendite di derrate alimentari dovrebbe attestarsi in linea con i livelli dello scorso anno, mentre la chiusura temporanea dei negozi comporta per il segmento non-food una perdita di fatturato di circa il 20%.
Il lockdown darà inoltre un vero e proprio impulso al commercio online, che quest'anno dovrebbe registrare un aumento delle vendite di circa il 30%, indicano gli esperti del Credit Suisse in una nota odierna.
L'allentamento delle misure prese per far fronte alla propagazione del coronavirus in vigore da oggi consente a negozi di fiori e centri "fai da te" e giardinaggio di riaprire i battenti per i consumatori. Ma questo barlume di speranza non significa ancora una ripresa del settore, precisa lo studio. Si dovrà attendere l'11 maggio per vedere la riapertura di ulteriori comparti del commercio al dettaglio. Per il segmento che non vende generi alimentari, la contrazione del fatturato annuo complessivo dovrebbe essere di almeno il 15%.
Gli effetti secondari, come il peggioramento del clima di fiducia dei consumatori, l'andamento meno dinamico dei salari nominali e il rallentamento dei flussi migratori depongono inoltre a favore di un andamento ancora più negativo dei fatturati e per un'evoluzione ancora più negativa dei ricavi del -20% (previsione all'inizio del 2020: -0,2%) per questo comparto, si legge nella nota.
33 mila negozi costretti a chiudere
Uno sguardo alle statistiche delle strutture aziendali dell'Ufficio federale di statistica indica che in Svizzera quasi 33 000 negozi al dettaglio sono stati costretti a chiudere temporaneamente i battenti. Dal lockdown sono stati quindi direttamente interessati circa 173 000 lavoratori, pari a oltre la metà (56%) delle persone impiegate nel settore del commercio al dettaglio.
Nonostante il ricorso diffuso al lavoro ridotto, già a fine marzo è stato peraltro registrato un incremento di quasi il 15% del numero di disoccupati nel commercio al dettaglio rispetto soltanto a febbraio, pari a un aumento in cifre assolute di 1162 persone. Gli economisti di Credit Suisse prevedono che questo dato sia destinato a crescere ulteriormente.
Commercio online col vento in poppa
Secondo lo studio, a seguito del lockdown il commercio online ha beneficiato di una notevole spinta. La quota delle vendite in Internet rispetto al fatturato complessivo è inoltre destinata a crescere ancora. Le vendite online dovrebbero aumentare di circa il 30%, con un progresso di circa 3 miliardi di franchi rispetto al 2019 - ipotizzando che nei mesi di marzo, aprile e maggio le vendite online si collochino su livelli analoghi a quelli pre-natalizi.
Le proiezioni degli esperti indicano che a fine 2020 la componente di vendite online sarà pari a quasi il 15%. Se si ritiene inoltre che la quota online non solo è aumentata dopo le misure di confinamento, ma mostrerà anche un livello più alto in futuro, la quota dovrebbe essere addirittura superiore al 15%.