Economiesuisse ha condiviso le proprie previsioni sulla ripresa economica in corso
Le prospettive dell'industria dell'export restano cupe
BERNA - Il prodotto interno lordo (Pil) scenderà del 5,4% quest'anno e per ritrovare i livelli ante-crisi occorrerà aspettare il 2022: è la previsione di Economiesuisse, l'associazione che rappresenta le imprese elvetiche, che pronostica anche un forte aumento della disoccupazione.
Nella morsa del coronavirus, la Svizzera sta attraversando la più grave recessione da diversi decenni a questa parte, afferma l'organizzazione in un comunicato odierno. La situazione economica è paragonabile allo shock del petrolio che aveva comportato nel 1975 un crollo del Pil del 6,7%; il rallentamento congiunturale attuale è invece molto più marcato di quello che ha fatto seguito alla crisi dei mercati finanziari.
Passando ai numeri concreti, al -5,4% del Pil nel 2020 secondo Economiesuisse seguirà un rimbalzo del 4,1% nel 2021. È probabile che il livello economico che la Svizzera aveva prima della crisi non possa essere raggiunto prima del 2022. Sono attesi inoltre un calo dei prezzi (-1,1% quest'anno, -0,5% nel 2021) e un aumento della disoccupazione (rispettivamente al 3,8% e 4,3%).
I timori dell'export - Durante il confinamento, l'attenzione si è concentrata soprattutto sull'economia interna che, con la ripresa delle attività commerciali, si sta risollevando in modo relativamente rapido. Le prospettive dell'industria d'esportazione restano invece cupe. Fintanto che non sarà disponibile un vaccino su larga scala, tre fattori peseranno sull'economia: il morale dei consumatori (influenzato da restrizioni e incertezza), la limitazione degli spostamenti e la scarsa propensione delle imprese a investire. Numerosi progetti sono stati annullati o rinviati, in attesa che venga fatta chiarezza sugli ulteriori sviluppi. Tutto questo crea difficoltà all'export elvetico.
Per quanto riguarda la congiuntura interna, vi sono grandi differenze fra le regioni. La contrazione economica è di fatto nettamente più marcata nella Svizzera romanda rispetto alla Svizzera tedesca. Le perdite sono ancora più gravi in Ticino, dove i cantieri sono rimasti chiusi per settimane.
Differenze tra settori - Il commercio al dettaglio e la ristorazione non potranno compensare la diminuzione delle vendite subìte in marzo e in aprile. La domanda di servizi bancari resta per il momento stabile, ma la diminuzione dei redditi e degli attivi nonché gli investimenti rinviati potrebbero avere un impatto negativo sul volume delle attività a medio termine. Il calo dell'attività nella costruzione sarà modesto.
Secondo Economiesuisse i consumi privati in Svizzera non diminuiranno così drasticamente come si temeva qualche settimana fa. A causa dell'elevato grado di incertezza gli investimenti nei beni d'equipaggiamento stanno però calando. Il commercio estero registra una contrazione, con un crollo sia delle esportazioni che delle importazioni dell'ordine del 10%.
Rispetto ad altri Paesi la recessione in Svizzera si presenta comunque un po' meno marcata, grazie al lavoro ridotto, agli importanti crediti messi a disposizione per superare i problemi di liquidità e all'industria chimica e farmaceutica, poco toccata dalla crisi.
L'incertezza continua - Le previsioni valgono comunque se non vi sarà una nuova fase di confinamento in Svizzera o nei principali Paesi che sono partner commerciali. Sono anche pensabili vari scenari sfavorevoli: il conflitto commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina potrebbe aggravarsi e i disordini negli Usa ampliarsi. In Europa, è soprattutto la situazione dell'Italia e della Spagna a preoccupare: se i mercati mettessero ad esempio in dubbio la solvibilità dell'Italia vi sarebbe il rischio di una nuova crisi dell'euro, con susseguente apprezzamento del franco.
Anche la Brexit potrebbe indurre a distorsioni. Un'evoluzione molto più positiva sarebbe per contro possibile nell'eventualità che fosse disponibile un vaccino anti Covid-19 già nell'inverno 2020/21.