Male sia il mercato interno che le esportazioni, per il futuro molto dipenderà dall'andamento della pandemia
BERNA - È stato un 2020 decisamente amaro per le 13 compagnie svizzere produttrici di caramelle e affiliate a Biscosuisse.
I numeri - Le vendite totali del comparto sono calate del 4,9%, con un calo del fatturato pari al 12,1%, si legge nel comunicato stampa odierno. Le caramelle dure (che pesano per più di due terzi della produzione totale) hanno fatto segnare un calo del 6%, mentre peggio hanno fatto quelle morbide (-9,6%) e gomme da masticare e prodotti di marzapane (-20,2%). Solo per pochi prodotti le vendite sono state positive: per gelatine e gumdrops l'aumento è stato del 32,3%, mentre i prodotti registrati da Swissmedic hanno guadagnato un 2%.
Il trend negativo, conseguenza diretta della pandemia, ha riguardato sia il mercato interno che le esportazioni. Il volume di vendita e il fatturato in Svizzera sono scesi di circa il 10%. «Le vendite sul mercato interno dal 2013 sono diminuite di quasi 30% a 72,6 milioni di franchi». Il fatturato derivante dall'export è sceso del 12,7%, nonostante un leggero aumento della quota destinata ai mercati stranieri. 87 nazioni sono state rifornite con prodotti elvetici e gli Stati Uniti continuano a essere il mercato principale, con una quota del 30,4%.
Prospettive e politica - Quali sono le prospettive per il futuro del comparto? «Probabilmente ci vorrà del tempo prima che la situazione migliori e dipenderà in larga misura da come si svilupperà la pandemia in tutto il mondo». Ma, allo stesso tempo, «destano preoccupazione anche le politiche che hanno un impatto sulla Svizzera come luogo di produzione. L'imposizione della protezione delle frontiere sotto forma di un prezzo minimo per lo zucchero ha introdotto un nuovo handicap relativo alle materie prime per i produttori svizzeri, nei confronti dei concorrenti stranieri» spiegano da Biscosuisse. «L'intenzione della Commissione economica del Consiglio nazionale di rendere permanente la misura minima temporanea di protezione delle frontiere, introdotta dal Consiglio federale nella legge sull'agricoltura, peggiorerebbe ulteriormente la competitività della Svizzera come sito produttivo. Una tale politica sarebbe inspiegabile, controproducente e in definitiva irresponsabile».