Lo ha dichiarato Thomas Jordan, Presidente della BNS, che però ammette «l'incertezza resta elevata»
BERNA - Il presidente della Banca nazionale svizzera (BNS), Thomas Jordan, si è detto cautamente ottimista sull'evoluzione della congiuntura elvetica quest'anno, e il prossimo.
Tuttavia, ha anche ammesso di non poter «pronosticare tempi d'oro», e che l'incertezza «resta elevata», sia a causa della pandemia che della ripresa dell'economia mondiale. Lo ha dichiarato in un'intervista pubblicata oggi dalla "Schweiz am Wochenende".
«Lo scorso anno in Svizzera abbiamo avuto la maggiore contrazione economica dagli anni '70, a livello globale perfino la maggiore dalla Seconda guerra mondiale», ricorda Jordan.
PIL verso i livelli del 2019
Nella Confederazione nel corso di quest'anno il prodotto interno lordo (PIL) dovrebbe tornare sui livelli di fine 2019. «Diversi rami si trovano già in una situazione molto buona, altri continuano a soffrire, come il turismo, il settore degli eventi, la ristorazione, i centri sportivi, eccetera. Qui la ripresa richiede più tempo».
Soffermandosi sul mercato immobiliare, il presidente della BNS sostiene che «complessivamente (...) resta un fattore di incertezza che teniamo d'occhio». In Svizzera i valori di stima degli immobili sono stroppo elevati. Le banche non dovrebbero correre rischi troppo grandi nella concessione di crediti e gli acquirenti devono tenere presente che i tassi d'interesse potrebbero tornare a salire. In tal caso, secondo Jordan, i prezzi potrebbero di nuovo diminuire.
Accordo quadro
Per quanto concerne il fallimento dell'Accordo quadro con l'Unione europea, il Presidente della BNS addossa la colpa alla politica. «È compito della politica delineare le relazioni economiche con l'Europa», che è «e resta molto importante per l'economia elvetica».