Giù l'utile delle aziende, giù il potere d'acquisto: il dirigente teme l'inflazione
«Certo, il ceto medio ce la farà in qualche modo, ma le persone con redditi bassi saranno colpite più duramente».
ZURIGO - L'inflazione intaccherà i profitti aziendali ben più di quanto finora supposto, ma rischia di avere anche pesanti conseguenze per le fasce di reddito più basse: lo sostiene Sergio Ermotti, presidente del consiglio di amministrazione di Swiss Re, che in ambito sportivo parla invece di ipocrisia in relazione alle critiche ai campionati mondiali di calcio in Qatar.
«L'inflazione è stata a lungo sottovalutata», afferma il dirigente in un'intervista pubblicata oggi dalla Handelszeitung. «Abbiamo magari già raggiunto il culmine, ma questo non vuole dire assolutamente che l'abbiamo in pugno. Gli ultimi 10, 15 anni ci hanno insegnato che le tendenze macroeconomiche spesso durano più a lungo di quello che ci si aspetta: questo vale per tutti i trend».
Normalmente per riavere il controllo dell'inflazione servono 12-18 mesi, spiega il 62enne. «Spero che anche questa volta sarà così. La domanda è se si riuscirà al contempo ad evitare una recessione». Secondo l'intervistato non è realistico pensare di abbattere il rincaro senza passare attraverso un calo dell'economia.
«Siete sicuri?»
Però intanto - osservano i cronisti del più grande periodico economico svizzero - siamo usciti dalla fase degli interessi negativi... «Siete sicuri?», ribatte Ermotti. «Oggi ci troviamo in un contesto ancora più negativo dei tassi, se si tiene conto dell'inflazione: i tassi reali sono negativi. Questo ha grandi conseguenze per il potere d'acquisto degli investitori e dei salariati. E avrà anche ancora effetti negativi sulla redditività delle aziende. Questo mi preoccupa. Qui si nascondono costi sociali. Certo, il ceto medio ce la farà in qualche modo, ma le persone con redditi bassi saranno colpite più duramente».
«A mio avviso viene ancora sottovalutato l'impatto che l'inflazione avrà sulla redditività delle imprese», insiste l'ex Ceo di UBS (2011-2020). «Non tutte le società possono ribaltare l'aumento dei costi sui prezzi. Questo ha come conseguenza che gli utili scenderanno. Per questa ragione ritengono che ci sarà ancora un'ondata di adattamenti riguardo alle aspettative di profitto, cosa che avrà conseguenze sui corsi borsistici».
«La banche centrali devono continuare a fate tutti il possibile per abbassare il più rapidamente possibile l'inflazione, in modo da proteggere la popolazione», prosegue il manager con tirocinio presso la Cornèr Banca. «Se ora però gli stati dovessero intervenire con ogni sorta di misura il debito aumenterà ulteriormente e la soluzione del problema sarà procrastinata».
Per quanto riguarda l'azienda di cui attualmente è presidente, il riassicuratore Swiss Re, Ermotti si dice insoddisfatto della redditività: sarà necessario rivalutare i prezzi, afferma. I rischi sono aumentati enormemente anche per quanto riguarda i manager, specialmente negli Usa. «Si è creata un'industria di avvocati che non aspettano altro che fare causa alle aziende o ai dirigenti per guadagnare con le cause collettive. Ma osserviamo tendenze di base simili, in misura diversa, anche in altre regioni».
Qatar e ipocrisia
Per il presidente del Football Club Collina d'Oro (in carica dalla stagione 2009/2010) non poteva mancare una domanda riguardante i campionati mondiali in corso in Qatar. «Questa o quella partita non me la lascio scappare, ma - ad eccezione degli incontri con la Svizzera - guardo con una certa distanza», spiega il banchiere che in gioventù ha anche accarezzato il sogno di diventare calciatore. Ermotti non ci sta però a mettere alla berlina il paese arabico. «Constato una certa ipocrisia. L'opposizione e la critica dovevano essere articolate quando è stata presa la decisione a favore del Qatar, dodici anni or sono. Oggi ritengono che le critiche siano esagerate, adesso mi interessano le partite», conclude.