Swissmem: «Nel primo trimestre sono aumentati il fatturato (+4,9%) e le esportazioni (+2,8%), ma sono diminuite le nuove commesse (-4,8%).
ZURIGO - L'industria metalmeccanica ed elettrica svizzera (industria MEM) sta vivendo un buon momento, ma le prospettive si fanno più fosche: è l'analisi tracciata oggi dall'associazione di categoria Swissmem.
Nel primo trimestre sono aumentati (rispetto allo stesso periodo del 2022), sia il fatturato (+4,9%) che le esportazioni (+2,8%), ma sono diminuite le nuove commesse (-4,8%).
Quest'ultimo dato, unito al livello basso dell'indice dei responsabili degli acquisti (PMI), «lascia presagire tempi più difficili», annota Swissmem in un comunicato. Inoltre gli aumenti dei tassi d'interesse da parte delle principali banche centrali potrebbero frenare ulteriormente l'economia e quindi la domanda di prodotti dell'industria tecnologica svizzera.
Sussistono anche importanti rischi economici. Tra questi, l'organizzazione cita l'evoluzione della guerra in Ucraina e le tensioni tra Cina e Stati Uniti. Le aziende si dicono inoltre sempre più preoccupate per la concorrenza delle sovvenzioni messe in campo da Stati Uniti e Unione Europea, che stanno mettendo sotto pressione la piazza commerciale elvetica.
Sul fronte delle opportunità Swissmem cita le innovazioni tecnologiche atte a limitare i cambiamenti climatici. Per questa ragione l'associazione sostiene la legge sul clima e l'innovazione in votazione il 18 giugno. L'organizzazione è però preoccupata per l'evoluzione della redditività: l'ottimo andamento degli affari riscontrato nel 2022 non ha purtroppo portato a un miglioramento significativo della situazione degli utili per le imprese, viene fatto notare. Il 18% delle aziende riferisce di un margine Ebit negativo; per il 27% è positivo ma insufficiente, inferiore al 5%.
«L'aumento dei prezzi delle materie prime e dell'energia dovuto alla guerra in Ucraina così come i continui problemi in alcune aree delle catene di approvvigionamento hanno messo i margini sotto forte pressione», afferma Stefan Brupbacher, direttore di Swissmem, citato nella nota. «Per preservare la capacità delle aziende d'investire e innovare, queste non possono essere gravate da costi aggiuntivi».
Vi sono anche notevoli differenze tra i vari settori. Sono particolarmente sotto pressione le aziende ad alta intensità energetica, le piccole e medie imprese (PMI) e, in misura crescente, l'industria meccanica. Le ditte che offrono prodotti e servizi legati alla trasformazione del sistema di approvvigionamento energetico godono invece di un buon andamento degli affari.