Un analisi di BAK mette nero su bianco le cause di un fenomeno largamente percepito. E non privo di contraddizioni.
BASILEA - Svizzera “Isola dei prezzi alti”, un termine coniato con gli anni - fra media e opinione pubblica e politica - che descrive una situazione unica della Confederazione. Ovvero quella dei costi maggiori per beni e servizi che - scrive la NZZ - è anche confermata dai dati.
Stando all'Istituto Statistico dell'Unione Europea, infatti, rispetto alla media dell'UE i prezzi nella Confederazione sono in media del 74% più alti. Per quanto riguarda i Paesi confinanti la percentuale si riduce al 35% in più.
Quali sono i motivi? Con assoluta certezza nessuno lo sa e si possono fare ipotesi basandosi soprattutto sul buonsenso e citando il potere d'acquisto elevato degli svizzeri, i salari alti, il mercato relativamente piccolo, i costi e i regolamenti doganali.
Per tentare di fare chiarezza, e accantonare le chiacchiere “di pancia” in favore della certezza dei dati, i dettaglianti della Swiss Retail Federation hanno chiesto all’istituto di ricerca BAKdi indagare. Il risultato è un rapporto, pubblicato questo martedì, e ripreso dal quotidiano zurighese.
Innanzitutto, stando a quanto rilevato da BAK, importare merci in Svizzera è molto più costoso. In media i dettaglianti elvetici pagano il 49% in più, a parità di merce, rispetto ai dettaglianti d'oltrefrontiera. Per portare qualche esempio: importare da un Paese terzo le banane è del 32% più caro, le albicocche il 40%, le scarpe addirittura il 97% e per quanto riguarda le camicie il 125%.
Come mai? Da una parte i fornitori chiedono prezzi più alti sapendo del maggiore potere d'acquisto della Svizzera, inoltre il mercato è piccolo e i volumi di merce spesso non sono così grandi da giustificare la richiesta di sconti sulla quantità e/o ulteriori trattative. Per lo stesso motivo, e per assurdo, la stessa logica funziona anche quando i prodotti sono svizzeri: questi sono più cari del 52% se acquistati da grossisti svizzeri piuttosto che europei.
Secondo punto riguarda le spese delle aziende elvetiche, dalle spese fisse fino al costo per la manodopera: dai salari per il personale (che arriva anche al 122% in più rispetto ai Paesi confinanti). Sempre stando alle analisi di BAK, gli stipendi svizzeri - anche con le dovute proporzioni e tenendo conto la redditività di ogni ora-lavoro - sarebbero «troppo elevati rispetto alla media dei paesi vicini».
Il “problema” svizzero degli stipendi alti è però determinato dai settori di traino dell'economia elvetica (farmaceutico, bancario) che - da anni, e nel bene e nel male - hanno determinato la struttura salariale della Confederazione.
Tenendo in conto tutti questi fattori, secondo gli analisti dell'istituto basilese i prezzi dei dettaglianti svizzeri dovrebbero essere più cari del 50% rispetto a quelli dei Paesi confinanti (quindi sensibilmente di più del 35% evidenziato dalle statistiche europee).
Inoltre, «i profitti dei dettaglianti svizzeri non sono eccezionali se paragonati a livello internazionale». Con un margine di profitto netto del 2,2% svettano sulla concorrenza italiana (1,8%) e quella francese (1,9%) ma non su quella tedesca (3,5%).