La cantante si esibirà mercoledì al Festival Park di Bellinzona. Per l'occasione l'abbiamo intervistata
BELLINZONA - Kiss me, Kiss me Licia... Chi non ha cantato le parole appena lette? L'inconfondibile sigla del cartone animato è rimasta incastonata nella memoria di molti di noi. E indimenticabile è anche la voce delle sigle che hanno accompagnato l'infanzia e l'adolescenza di più di una generazione. Cristina D'Avena, insieme ai Gem Boy, sarà ospite questo mercoledì del Festival Park di Bellinzona, e per l'occasione l'abbiamo intervistata. Ecco cosa ci ha raccontato.
Se a tre anni ti esibivi già con "Il valzer del moscerino", a che età hai iniziato a cantare?
«A due anni e mezzo! Ho iniziato a parlare molto presto, e cantavo sempre»
Cosa avresti voluto fare da grande? Ti immaginavi già in questo settore?
«Volevo fare la dottoressa, come mio padre. Mi sono anche iscritta a Medicina e Chirurgia all'Università, e sono arrivata quasi fino alla fine. Il mio sogno era quello di diventare psichiatra infantile»
La tua sigla preferita?
«Kiss me Licia fa parte di me, siccome sono anche stata il personaggio in carne ed ossa del telefilm. Un'altra sigla che amo moltissimo è quella dei Puffi, che mi hanno fatto pian piano conoscere al pubblico. Altre a cui sono affezionata sono quelle di Sailor Moon e L'incantevole Creamy, in cui mi rivedo parecchio: una bambina che si trasforma in cantante! Ma ce ne sono talmente tante... anche Rossana!»
Non riusciamo a ricordarci cosa abbiamo mangiato ieri sera, ma sappiamo tutte le sigle dei cartoni animati a memoria. Come te lo spieghi?
«Le cantiamo fin da piccoli, diventano un po' come delle filastrocche che impariamo a memoria. Cresciamo insieme alle canzoni dei cartoni animati, che attraversano momenti importanti della nostra vita, dall'essere bambini fino all'adolescenza».
Oggi le sigle come quelle degli anni 80/90 e 2000 sono quasi sparite, salvo rare eccezioni. Cosa ne pensi?
«Purtroppo è cambiato un po' tutto, televisione compresa. È cambiato anche il concetto di sigla. E spesso non viene data nemmeno la possibilità di modificarla, come avveniva in passato: la casa madre ci dava l'autorizzazione a cambiare la sigla del cartone animato per il mercato italiano. Adesso purtroppo c'è molta meno attenzione, e a me dispiace moltissimo perché credo che la sigla del cartone animato sia fondamentale per il suo successo. Poi oggi i bambini hanno troppi canali tematici, non hanno più un riferimento, e di conseguenza fanno fatica ad affezionarsi».
Ti è mai capitato di aver cantato una sigla ma non aver mai visto il cartone animato?
«Sì, anche se il mio produttore discografico mi faceva sempre leggere la sinossi per capire la trama del cartone, e mi raccontava com'erano i personaggi».
Nonostante tu abbia cantato più di 700 sigle, ce n'è un'altra che avresti voluto cantare tu?
«Ce n'è una, che cantavo quando ancora non ero Cristina d'Avena: La canzone di Charlotte. È molto vecchia, e io la cantavo sempre a mia sorella, che ha 10 anni meno di me. In quel momento non avrei mai immaginato che avrei poi cantato le sigle dei cartoni animati».
Che rapporto hai con i social?
«Direi normale, non sono super pratica. Ma seguo io la mia pagina di Instagram. Mi piace, perché si capisce subito cosa ne pensa il pubblico su quello che posti, che sia una canzone o altro. Ma poi per il resto mi faccio aiutare».
Al concerto di Bellinzona ti esibirai con i Gem Boy. Come è nata la collaborazione?
«Mi pare fosse il 2007, al Roxy Bar di Bologna Red Ronnie voleva fare una serata con me e una band. Ma in quel momento non avevo nessuno, perché avevamo appena finito il tour, e mia sorella mi propose i Gem Boy. Abbiamo cominciato con qualche prova, e quella sera al Roxy Bar è venuto giù tutto! Abbiamo avuto il tutto esaurito, con gente fuori arrampicata. Così ci siamo detti: "facciamone un altro!". Ed eccoci qui. Torno sempre molto volentieri in Ticino, e invito tutti a venire mercoledì a Bellinzona per un paio d'ore di leggerezza e divertimento!».
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