Oggi esce il nuovo singolo di The Vad Vuc, mentre da ieri è possibile pre-ordinare "Album Postumo", il nuovo disco
MENDRISIO - «Cerco di pensarci il meno possibile» ai problemi di salute che l'hanno attanagliato negli ultimi tempi, «voglio concentrarmi sulle cose che mi piacciono». È un Cerno desideroso di parlare di musica quello che ci racconta qualcosa di "Tegnum la man", il nuovo singolo di The Vad Vuc uscito oggi. C'è anche un videoclip, prodotto da Inmagine Sa di Alberto Meroni.
Di cosa parla "Tegnum la man"?
«È uno spaccato della società odierna molto disillusa, ma fondamentalmente è anche una canzone d'amore».
Che tipo di amore è?
«Disilluso, "arrugginito", indurito, ma che è pur sempre amore. Anche se di primo pelo, perché tutti noi invecchiamo. Il senso, se vogliamo, è che tenersi la mano è un bacio dato con le dita. C'è un valore dato al silenzio, nel quale sono espressi tutta una serie di sentimenti che a parole, magari, non si riescono a dire. Come sappiamo, il silenzio spesso vale più di mille parole».
Per il singolo avete collaborato con un produttore di peso come Taketo Gohara...
«Lui produce i Negramaro, Elisa, Biagio Antonacci, quella gente qui. Ridendo e scherzando siamo riusciti a reperire la sua e-mail e gli abbiamo mandato quattro pezzi. Il testo recitava: "Ciao Taketo, siamo una band svizzera. Avresti voglia di produrci dei brani?" (ride, ndr)».
E lui cos'ha risposto?
«"Ragazzi, mi piace questo pezzo", ovvero proprio "Tegnum la man". "Me ne mandate altri?" perché evidentemente gli altri non erano piaciuti (ride ancora, ndr). Alla fine ne ha scelti tre».
Quindi siete andati a Milano per incidere i pezzi?
«Siamo andati alle Officine Meccaniche di Mauro Pagani e abbiamo registrato. È stata un'esperienza veramente bella: noi qualche studio l'abbiamo visto in questi anni, ma come quello... Trasuda storia della musica: c'è un lungo corridoio con tutte le fotografie di chi è passato di lì, c'è perfino Lady Gaga. Basti pensare che, quando siamo arrivati, c'era ancora la strumentazione di Marco Mengoni che preparava il suo tour negli stadi».
Che impostazione ha dato Gohara al brano?
«Nasceva quasi come un pezzo ska, ma dopo il gran lavoro di arrangiamento che abbiamo fatto con lui si è trasformato completamente. Non c'è il basso, che è stato sostituito dal sousafono; ci sono un sacco di percussioni; i cori di tutti e noi dieci, eccetera. Noi l'avevamo pensato più lineare, ma adesso è un continuo crescendo: si parte con pochi strumenti e c'è una tensione sempre maggiore, fino al gran finale dove entra la tromba di Fidel - che mi fa impazzire - ed esplode l'apoteosi collettiva».
Come definiresti il risultato finale?
«Qualcosa che è contemporaneamente riconoscibile come un brano firmato The Vad Vuc, ma nello stesso tempo è qualcosa di diverso. Ce l'ha detto qualche ex Vad Vuc che l'ha sentito in anteprima, e mi sono detto: "Cacchio, allora abbiamo fatto centro!"».
Un giudizio sull'esperienza con Taketo?
«Estremamente arricchente. Specialmente considerando che, e scusami il francesismo, è la prima volta che ci c...a qualcuno! (ride, ndr)».
Ieri, poi, avete lanciato il pre-order del vostro nuovo album...
«Da ieri al 15 ottobre si potrà ordinare "Album Postumo" sul nostro sito ufficiale: chi lo acquisterà a 17 franchi/euro (spese di spedizione incluse) potrà riceverlo con una settimana di anticipo rispetto a tutti gli altri. L'album sarà in vendita in formato fisico (probabilmente anche vinile, oltre al cd) e in versione digitale il prossimo 11 novembre».
Il titolo è decisamente particolare: di cosa parlano le canzoni?
«È sbagliato definirlo un concept, in realtà è un album tematico. Il titolo completo è "Album postumo - Breve antologia di ordinarie violenze quotidiane". La violenza è al centro di ogni canzone. In tutte le sue forme: dall'indifferenza al razzismo, al sessismo fino alla violenza domestica e la guerra. Alcuni brani avranno un taglio più goliardico e umoristico, altre saranno ovviamente più serie».
Quante canzoni hanno trovato posto nel disco?
«Sono 12 su una selezione di una ventina. Ci sono delle sperimentazioni veramente potenti, nate dopo il Natale 2020. In quelle vacanze sono usciti 6-7 brani, abbiamo avuto una botta di creatività. Poi, nella primavera dell'anno scorso, abbiamo noleggiato una casa in cima al Generoso e ci siamo rinchiusi dentro tre giorni. Lì abbiamo realizzato una ventina di musiche: alcune si sono mescolate e sono diventate delle canzoni, altre sono ancora lì. "Tegnum la man" è nata durante quella session».