Il cantante britannico, da poco 30enne, torna con il suo secondo disco “Faith in the Future”
LONDRA - Compiere 30 anni è un traguardo non da poco, soprattutto se tutti ti conoscono perché hai sfondato - come membro della boy band più famosa di sempre - da adolescente. Lo sa bene Louis Tomlinson, ex-One Direction, che esce proprio questo venerdì 11 con il suo secondo album solista dal titolo “Faith in the Future”. Ma dimenticatevi il pop, questo è un disco che se la gioca fra rock e inni epici: «Rappresenta un po' l'ottimismo con cui guardo al futuro dopo un paio di momenti davvero difficili», ci racconta in intervista a Londra.
Come mai hai deciso di sfoderare le chitarre elettriche?
L'idea era quella di fare musica come quella che ascoltavo quando sono cresciuto... Un altro motivo è che sto collaborando con Rob Harvey (ex-leader dei The Music e poliedrico turnista britannico, ndr.), avere a che fare con gente di quella caratura le canzoni non possono che guadagnarne. A furia di lavorare con chi scrive solo hit da classifica, la musica finisce per perdere la sua anima.
“Faith in the Future” ha anche momenti punk, funky e addirittura... dance. Una bella sfida!
Prima che scoppiasse la pandemia sono riuscito a fare qualche concerto dal vivo, la reazione del pubblico mi ha dato un bella botta di autostima! Devo anche dire che forse con il primo disco stavo cercando un po' troppo di apparire credibile. Per questo ho scartato dei pezzi e dei generi che questa volta ho voluto invece affrontare.
Un fil rouge nei testi delle canzoni è l'inevitabilità del cambiamento, c'entra con i tuoi 30 anni?
Probabile. Quando ero più giovane lo combattevo, ma penso sia una cosa normale. Penso che abbia anche influito il lockdown, ho avuto molto tempo per riflettere e ricordare. Questo ha portato una certa ventata di nostalgia nel disco, perché in quei giorni il passato mi ha tenuto compagnia e ho voluto celebrarlo.
Hai detto più volte che la rottura con gli One Direction per te è stata durissima, come mai?
Perché semplicemente non conoscevo nient'altro a parte la band. A 12 anni non pensavo per forza di cose che avrei voluto fare il cantante, poi sono arrivati i Direction e quando tutto è finito mi sono detto: «E adesso che ca**o faccio?». E poi, ingenuamente, ho pensato a lungo che la cosa potesse essere temporanea. Ma non è stato così.
E per quanto riguarda il successo di Harry Styles e gli altri? Come l'hai vissuta?
Sono molto fiero di loro, li conosco come si conoscono poche altre persone... siamo praticamente cresciuti assieme. Soprattutto Niall, Harry e Liam... avevano 16 anni quando il gruppo è esploso...
Tornando al disco e parlando del suo titolo: “Faith in the Future”, cosa significa per te?
Mi hanno cresciuto insegnandomi a guardare sempre il bicchiere mezzo pieno, sono un ottimista di natura ma la vita mi ha messo alla prova (parla della morte di sua madre nel 2016 e di sua sorella nel 2019). Ne sono uscito senza perdere fiducia nel futuro. Quindi penso che il titolo riassuma bene questa mia filosofia ma che si sposi anche bene con il feeling generale dell'album.
Miguel Cid