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CANTONETomamichel: «In fondo al nostro viaggio c'è il bene»

26.06.24 - 06:30
Due brani molto differenti, ma che ritraggono in pieno la personalità del cantautore di Bosco Gurin
STEINEGGERPIX / RAVNA BERNER / ALESSANDRO DI BIASI
Paolo Tomamichel e le copertine dei suoi nuovi singoli.
Paolo Tomamichel e le copertine dei suoi nuovi singoli.
Tomamichel: «In fondo al nostro viaggio c'è il bene»
Due brani molto differenti, ma che ritraggono in pieno la personalità del cantautore di Bosco Gurin

ARCEGNO - È inarrestabile la vena creativa di Paolo Tomamichel. Il menestrello di Bosco Gurin ha pubblicato in queste settimane due brani inediti: "Naott l'è perdü" e "L'era 'n Weltu!"

Partiamo da quest'ultima. È una incursione rock nei territori delle leggende tradizionali che richiama, in un certo modo e senza le peculiarità progressive, i Jethro Tull di "Songs From The Wood". «È proprio il sound degli anni Settanta quello che volevo ottenere. Penso ai Black Sabbath, ai Led Zeppelin. Un suono energico, incisivo. Anche la tecnica di registrazione è vintage: la batteria, suonata da Johnny Frizzi, è stata incisa con soli tre microfoni, il sistema che usava Glyn Johns», leggendario tecnico del suono che ha lavorato con Beatles, Rolling Stones, The Who e tantissimi altri.

Protagonisti sono i Weltu, creature del bosco tipiche del folklore della sua località d'origine. «Queste creature leggendarie vivono nei boschi e possono essere buoni e, talvolta, malvagi - se non vengono trattati con le dovute maniere». Il protagonista della canzone dice di averli visti «e dopo va dagli amici, che lo prendono in giro. Ma lui non si dà per vinto e insiste».

"Naott l'è perdü", invece, è una dolce ballata folk per voce e chitarra, infusa di un fiducia e di un ottimismo che si basano sulla fede in un'entità superiore. «Mi accorgo che, specialmente quando c'è qualche problema, mi affido sempre più spesso a coloro che non sono più con noi. Chiedo un sostegno che, puntualmente, ho ricevuto. Mi sembra talmente chiara l'esistenza di un mondo che va al di là del nostro che mi pare normale comunicare con questa energia vitale. Penso che siamo in comunione, collegati» e che anche il male sia in qualche modo necessario. «Le forze dell'universo ci portano inevitabilmente verso qualcosa di buono. Bene e male sono collegati e la destinazione finale del nostro viaggio è, in definitiva, il bene».

Il 57enne spiega che l'esistenza lo mette di fronte a dei bivi: «Tante volte mi chiedo che senso abbia ostinarsi a cantare e suonare. Lo faccio sempre con piacere e mi dico che, se riesco a mettere un messaggio positivo in una canzone, questa potrebbe essere di beneficio a qualcuno che l'ascolterà».

Due brani che, per quanto differenti, mostrano molto bene le sensibilità e gli interessi di Tomamichel e rappresentano una costante fonte d'ispirazione del suo bagaglio artistico, ma anche delle convinzioni personali.

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