Melitta Jalkanen, ex consigliera comunale e candidata dei Verdi a Lugano
Paura. Di morire di coronavirus? Che muoiano persone care? Che muoiano persone per noi importanti (quelli che gestiscono supermercati, ospedali, pompieri, erogazione di acqua da rubinetto…)? Paura che crolli l’economia, la società?
Cos’è la prospettiva peggiore in assoluto? La stragrande maggioranza degli ammalati guarisce. Quindi anche nel caso peggiore immaginabile, anche se tutti ci ammalassimo di questa influenza, sarebbero pochi i morti. Se tra quelli ci sono i nostri cari, certo, è uno strazio, ma non uno strazio maggiore di quando si muore per altre cause. Lo scenario più catastrofico è di ammalarsi tutti in contemporanea, quindi anche il personale sanitario, i pompieri e i poliziotti, ma nemmeno in quel caso sarebbe la fine della vita sul pianeta, poiché la maggioranza guarisce anche senza cure. Si starebbe male per qualche settimana, dopodiché si riprenderebbe la vita. Come abbiamo fatto dopo Cernobyl, dopo il vulcano islandese (che ha tenuto a terra gli aerei per settimane) … e ben altro.
Ma il clima… Le temperature salgono. Lo sentiamo tutti, anche chi non è scienziato. Gli scienziati dicono che non sono bizze della meteo. Ci sono sempre più fenomeni estremi, alluvioni che portano via i terreni coltivabili, siccità che fa morire le coltivazioni. Una sola estate calda ha causato danni miliardari all’agricoltura svizzera, e comportato importazioni massicce. Ma se non ci fossero paesi dai quali importare? Molto peggio di Coronavirus. Non rischiamo solo la vita di una percentuale della popolazione. Rischiamo che non ci sia più da mangiare. Per nessuno.
Certo, c’è chi dice “è vero che le temperature salgono ma noi non possiamo fare niente!” Questo è come dire “ormai il Coronavirus ammazzerà chi vuole ammazzare, chissenefrega!”, con la differenza che chi rifiuta comportamenti razionali con la grippe, al massimo rischia di ammalarsi lui e contagiare la cerchia di persone vicine. Il danno è circoscritto. Mentre chi non prende sul serio le possibilità di agire sul clima, gioca con le basi stesse della vita futura.
È vero. Forse non ce la faremo ad avere un impatto sulle nostre condizioni di vita. Forse possiamo continuare con il didietro al caldo, le pance piene – e le pattumiere piene – senza doverci fare delle domande se il nostro consumismo sia ammissibile, ragionevole, utile o piacevole.
Mi fido degli scienziati e mi fido del mio buon senso. Coronavirus? Seguo le istruzioni del medico cantonale, e della mia esperienza di vita, lavo le mani, cammino all’aria aperta, mi tengo in forma, consapevole che potrei essere in quella percentuale statistica che muore di questa causa invece che di un’altra, ma intanto ho vissuto con piacere. Clima? Seguo i consigli degli scienziati e degli economisti più lucidi: eliminare gli sprechi, i consumi che non servono e che non danno soddisfazione o piacere, spingere la società in una direzione dove si vive tutti meglio. Non ci riusciremo? Le temperature continuano ad aumentare? Intanto avremo ridotto l’inquinamento, aumentato gli spazi di interazione umana, migliorato la salute, incentivato tecnologie innovative. E avremo dimostrato ai giovani che il loro futuro è importante per noi.