Fabrizio Marcon, Presidente PVL distretto di Mendrisio
La riforma dell’imposta preventiva intende rafforzare la piazza finanziaria svizzera. La situazione nel mercato dei capitali di terzi prevede che “gli interessi corrisposti sulle obbligazioni svizzere siano soggetti a un’imposta preventiva del 35 per cento”. Di conseguenza, oggi, per la maggior parte degli investitori le obbligazioni svizzere sono poco interessanti, anche se vi sono dei possibili rimborsi che rimangono però macchinosi e parziali per gli investitori esteri. I gruppi svizzeri inoltre possono eludere l’imposta preventiva emettendo le proprie obbligazioni attraverso società estere. Con la riforma dell’imposta preventiva si intende in particolare rafforzare il mercato dei capitali dei terzi eliminando l’imposta preventiva sui redditi di interessi delle obbligazioni emesse. Grazie a una proposta della Consigliera nazionale verde liberale Corina Gredig, l’abolizione dell’imposta preventiva verrà inoltre applicata unicamente alle nuove obbligazioni, migliorando così il bilancio globale per lo Stato. Così si evita una perdita di entrate fiscali dovute alle obbligazioni già emesse e i vantaggi per i Cantoni e per le città si vedranno ancora più rapidamente.
Diventerà infatti più facile l’emissione di obbligazioni direttamente dalla Svizzera e questo rappresenta un’opportunità per gruppi esteri che potrebbero pensare al loro finanziamento interno via la nostra piazza. La riforma prevede anche la “rivitalizzazione dell’attività legata all’amministrazione di titoli e patrimoni”. Verrà quindi abolita la tassa di negoziazione sulle obbligazioni svizzere. Ciò permetterà di trattare i titoli attraverso negoziatori domiciliati in Svizzera piuttosto che all’estero. Per il comitato referendario “le grandi imprese beneficeranno di nuovi privilegi”, invece tutti avranno dei benefici diretti ed indiretti. Si avranno meno costi per le emissioni di obbligazioni da parte di aziende private, pubbliche e degli enti federali, cantonali e comunali. Non da ultimo la riforma permetterà alla Svizzera di recuperare terreno nell’emissione di titoli di credito rispetto agli altri Paesi concorrenti. Nel nostro Paese il volume medio delle emissioni di obbligazioni in percentuale del PIL si situa attorno al 12% e negli ultimi anni questa percentuale è scesa drasticamente. Altre piazze sono meglio attrezzate: secondo il “Consiglio consultivo per il futuro della piazza finanziaria” (aprile 2018), Singapore è al 55% del PIL e il Lussemburgo, principale centro di emissione a livello mondiale è al 2270%! Con un sì alla riforma potremo lavorare finalmente a pari condizioni dei nostri diretti concorrenti e recuperare competenze nonché importanti quote di mercato con ovvie ricadute positive per tutti.