Niente scorciatoie nel football americano: risultati figli del lavoro e vince… la squadra
«Il football americano non è uno sport violento, è uno sport di… collisione».
LUGANO - Hanno casco e corazza e sono imponenti e irruenti. Non dite però che sono anche violenti, perché questo è quanto di più lontano dalla realtà si possa raccontare. La “cattiveria” non fa infatti parte del mondo del football americano, che anzi vive di regole e rispetto.
Questo predicano anche i Lugano Rebels, da qualche anno simbolo ticinese dello sport che tanto fa impazzire al di là dell’oceano.
«Come Lugano Rebels siamo presenti nel campionato svizzero dal 2015 e arriviamo dai Lugano Lakers - ha specificato il presidente Elia Richina - La differenza più grande tra rugby e football americano è, almeno a livello visivo, che noi abbiamo corazza e casco. Noi che ci chiamiamo Lugano come bacino d’utenza abbiamo tutto il Ticino e fa piacere vedere sempre più gente che si aggrega a questo movimento».
Bene l’orgoglio di una realtà cantonale relativamente giovane, ma già capace di farsi valere a livello nazionale, e bene anche le ambizioni per il futuro; in campo però non si scherza.
«Non è uno sport violento anche se sembra sia così - ha spiegato coach Riccardo Lo Presti - è uno sport di contatto. Anzi, in alcuni casi si potrebbe anche definire uno sport di collisione. Però ci sono una serie di regole pensate per la tutela della salute degli atleti. E poi ci sono le protezioni. Inoltre c’è il rispetto dell’avversario, che è fondamentale. Io sono il primo pronto a togliere dal campo un giocatore quando lo vedo un po’ troppo sopra le righe, quando lo vedo un po’ troppo agitato per un motivo qualsiasi».
In campo è dura, ma il football americano non è solo partite e risultati. Chi se n’è innamorato lo ha fatto anche per l’atmosfera, sana e vera, che lo contraddistingue e perché le regole imparate valgono anche nella quotidianità. Il «Bisogna farsi un mazzo tanto» sottolineato da Enrico Guerra o i sacrifici elencati da Cesare Alberti («È molto intenso e chiede tanto al fisico e anche alla mente») fanno infatti pensare allo sport, a questo in particolare, come a una palestra di vita. Che poi in fondo, nella sua semplicità, questo dovrebbe essere: lavorare per arrivare a un obiettivo. La differenza? Sul rettangolo verde il lavoro è di squadra. In singolo non vince mai.