In un libro crudo e intenso, il difensore ticinese ha raccontato gli angoli bui del pallone.
«La mia infanzia calcistica la ricordo come serena e giocosa, dovrebbe essere così per tutti».
LUGANO - "Ricordo come fosse ieri la mia prima convocazione per la selezione nazionale Svizzera Under 15. Quando ho ricevuto quella lettera volevo morire! Mai e poi mai avrei partecipato a quel provino. A costo di incatenarmi alle gambe del letto." - Fulvio Sulmoni.
Non solo gioie e grandi soddisfazioni. Come si può intuire dalle poche righe sopra riportate, l’amore di un bambino - poi fattosi ragazzo e infine uomo - verso il pallone è anche caratterizzato da sofferenze e dolore. Non solo flash e applausi: per arrivare si deve penare. E le pene servono anche a crescere, con o senza il calcio. Questo ha raccontato Fulvio Sulmoni in un libro crudo e intenso (“Piacere di averti conosciuto”, Edizioni Tipo Print SA), uno scritto che smonta il mito del giocatore - inteso come personaggio - raccontando invece i sentimenti che dovrebbero sempre accompagnare quelli che scendono su un rettangolo verde.
«La carriera di ogni professionista è costellata da momenti difficili, tante insidie e anche depressione - ci ha anticipato l’ex difensore di Lugano, Locarno, Chiasso, Bellinzona e Thun - e nel mio libro parlo proprio di questi aspetti nascosti. La speranza è quella di riuscire, con le mie parole, a far capire ai giovanissimi e soprattutto ai loro genitori quali e quante sono le insidie nascoste in un mondo che da fuori sembra dorato».
Il divertimento prima di tutto?
«Esatto, dovrebbe essere così, almeno per i più piccoli. Invece molte volte la pressione esterna rende tutto più complicato. E le grandi aspettative riposte su di loro rovinano le carriere ma soprattutto le vite dei ragazzi. Io, devo essere sincero, sono stato fortunato: la mia infanzia calcistica la ricordo come serena e giocosa. Forse anche per questo, al contrario di quanto capitato a molti che ho incontrato sulla mia strada, con l’adolescenza non ho avuto alcuna crisi di rigetto».
E hai potuto completare la tua parabola calcistica.
«Per poi voltare completamente pagina. Il mio post-pallone è infatti un lavoro in Banca Stato, occupazione di cui sono strafelice, visto il momento storico che stiamo vivendo, e che non avrei trovato se non avessi studiato mentre facevo il professionista. Anche questo è un messaggio che spero possa “passare” dal mio libro. Perché il calcio può darti tanto ma poi, a meno che tu non ti scopra una star - e diventarlo è come vincere a Euromillions -, non ti “sistema” per sempre. Quando tutto finisce ti ritrovi sul marciapiede della vita...».
Il libro - il cui ricavato verrà devoluto in beneficenza all’Associazione EmoVere - verrà presentato pubblicamente mercoledì 7 Ottobre e venerdì 9 Ottobre alla sala Aragonite di Manno alle ore 20.30. Causa Covid i posti saranno limitati a 70 persone per sera. Necessaria la prenotazione a presentazionelibrosulmoni@gmail.com.