«Contano anche i soldi: i calciatori pensano a come sistemare i figli e tutte le generazioni successive»
Arno Rossini ha “chiuso” il matrimonio tra l’argentino e il club.
BERGAMO - Da una parte c’è l’allenatore che ha reso grandissima la squadra, portandola tra le regine d’Europa, dall’altra il giocatore capace, a suon di prestazioni, di diventarne il simbolo. Una volta quasi in simbiosi, ora tecnico e calciatore sono ai ferri corti. Al grido “ne resterà solo uno” sembrano infatti pronti ad affondare il colpo decisivo. Stiamo ovviamente parlando di Gian Piero Gasperini e di Alejandro “Papu” Gomez, stiamo ovviamente parlando di Atalanta. È finito l’amore?
«È una situazione scomoda - ha sottolineato Arno Rossini - una di quelle che in una società non vorrebbero mai vivere».
Facciamo un passo indietro, spieghiamo. Dopo stagioni “perfette”, Gomez è entrato nel giro della nazionale argentina. Questo gli ha però impedito, durante le pause internazionali, di rimanere come abitudine a lavorare a Bergamo. E la sua condizione, con meno allenamenti mirati, ha smesso di essere eccelsa. Senza benzina nelle gambe, infine, si è visto declassare dal mister - tutt’altro che felice - da “tuttocampista” ad attaccante.
«L’allenatore è chiamato a decidere, il giocatore a eseguire».
Alla fine è una semplice questione tattica?
«Non credo. È una questione di rispetto, delle persone e delle regole. È una questione di abitudini. È una questione di soldi…».
Insomma la carne al fuoco è tantissima…
«Penso che la mancanza di disponibilità da parte di Gomez sia stata mal digerita da Gasperini, che nel suo ruolo non può permettersi di fare favoritismi. Nemmeno quando si tratta dell’uomo simbolo della squadra. Se a ciò aggiungete che entrambi pensano di essere nel giusto ed entrambi hanno un carattere molto forte… potete immaginare a che livello sia arrivata la tensione. Sembra siano arrivati allo scontro fisico».
Ora arriva la parte difficile. Chi ha ragione?
«Il club ha tutto da perderci».
Non è una risposta.
«Il Papu è fenomenale ma è pur sempre un undicesimo del miracolo-Atalanta. Fa parte della squadra. Gasperini è l’artefice dei miracoli della Dea».
La società tenterà di mediare…
«Ovvio, ma non so quanto spazio di manovra ancora ci sia. La realtà è che tecnico e calciatore sembrano voler andare dritti per la loro strada. E il loro punto di vista è comprensibile. Il primo vuol far mantenere alla squadra i livelli raggiunti in questi anni, il secondo vuole ottenere il massimo dalle ultime stagioni di carriera».
In quanto a visibilità e importanza?
«E soldi. A Bergamo Gomez guadagna 2 milioni l’anno e già l’estate scorsa rifiutò il trasferimento e un contratto più ricco. Se spostato in una posizione nella quale rende meno, è probabile che al momento di batter cassa farà fatica. È spiegato anche così il suo malumore».
La tifoseria dell’Atalanta è tra le più calde e competenti d’Italia. Con chi si schiererà?
«Pur con tutto l’amore che nutrono per il loro capitano, credo che i tifosi nerazzurri alla fine staranno dalla parte di Gasperini. Ma non è comunque una situazione simpatica: il mister poi non potrà più sbagliare».
E il club?
«I Percassi sono molto attenti e in gamba. Sono degli imprenditori. Voi puntereste su chi può assicurare milioni a lungo termine o su chi ha già toccato il picco della carriera?».
Anche loro con “Gasp”, quindi?
«Quando si parla di risultati si pensa sempre alle classifiche. Ma ci sono anche i bilanci. Valorizzando molti giovani, il tecnico ha fatto ricca la società. Un pezzo del nuovo stadio lo ha pagato lui».
Una previsione: il matrimonio continuerà?
«Per me il Papu Gomez non arriverà al Real Madrid. Tenerlo in rosa pensando agli ottavi di Champions sarebbe infatti rischiosissimo. E se poi quell’incrocio non dovesse andare bene? Si dovrebbe rimanere separati in casa fino al termine della stagione? Credo che nel mercato di gennaio l’argentino saluterà tutti, cedendo alla corte di qualche altra società. Ovunque, in Cina ma anche in Europa, potrebbe guadagnare il doppio, forse anche il triplo rispetto a ora. E questo conta: a un certo punto i calciatori pensano a come sistemare i figli, i nipoti e tutte le generazioni successive».