Pippo Russo e le trattative “strane”: «Il valore di un calciatore dovrebbe essere commisurato al suo rendimento».
«Per coprire gli ammortamenti, i club sono costretti a procedere con nuove operazioni pensate esclusivamente per far tornare i conti».
LUGANO/TORINO - Christopher Lungoyi che firma per la Juventus è una delle tante stranezze regalate dal mercato pallonaro. Il 20enne ha qualità e un futuro tutto da scrivere, sia ben chiaro; per quanto mostrato finora non sembra in ogni caso di “quel” livello. E poi, abituata a cercare i giocatori per la rosa tra elementi affermati oppure evidentemente in rampa di lancio, perché mai la Vecchia Signora ha deciso di investire sull’attaccante del Lugano? Non per una questione tecnica. Non per rinforzare la sua Under 23 e poi “vedere che succede”. L’operazione che ha portato lo svizzero a Torino - solo per la firma, dato che poi è stato immediatamente confermato un prestito di 18 mesi a Cornaredo - ha una motivazione soprattutto economica. Fa comodo, sia a chi ha venduto che a chi ha comprato.
Come è possibile? La spiegazione è tutta nel giochino della ricerca delle plusvalenze, di cui tanto si sa e poco si parla. Eppure è tanto semplice quanto salvifico per le varie società.
«Per tutte quelle che hanno bilanci da far quadrare - ci ha raccontato Pippo Russo, sociologo e giornalista italiano, da tempo impegnato a raccontare il lato nascosto del calcio globale - L’operazione che ha coinvolto Lungoyi e Kevin Monzialo è di quelle che servono esclusivamente per abbellire i conti? Non posso dirlo, non conosco questi ragazzi. Magari Lungoyi è davvero bravo e avrà una bella carriera alla Juventus. O partendo dalla Juventus. Guardando quello che hanno fatto tanti dei giocatori che in passato si sono scambiati questi due club - mi vengono in mente i vari Marzouk, Selasi, Macek, lo stesso Masciangelo che a Torino non si è mai visto - sono in ogni caso portato a pensare che pure su questo attaccante, la Vecchia Signora, non punti in quanto risorsa tecnica. Se poi il ragazzo rimane addirittura in prestito nel suo club “d'origine”, qualche domanda in più uno se la fa...».
Negli USA definirebbero questa una win-win situation.
«La Juve, che in Svizzera ha fatto affari simili anche con il Sion - le quotazioni che hanno ricevuto elementi come Mattias Andersson, Yannick Cotter o Enzo Barrenechea non hanno senso - è un partner economicamente importante. Nel vostro Paese chi potrebbe rifiutarla? Il Lugano deve far quadrare i suoi conti e ha ottenuto il massimo da un’operazione intelligente. Il punto è però che pure a Vinovo, per le plusvalenze appunto, colpi come questo sono fondamentali».
Serve un esempio concreto: ti porti a casa un calciatore pagandolo 3’000’000 franchi e gli fai firmare un contratto quinquennale? Il suo valore a bilancio viene ammortizzato stagione dopo stagione. La seconda varrà 2’400’000, la terza 1’800’000… e così via. La plusvalenza arriva quando, al momento della nuova cessione, incassi una cifra superiore a quella che ancora incide sui tuoi conti. Quindi più di 2’400’000 il secondo anno, più di 1’800’000 il terzo… E se sei una società importante non è certo difficile vendere un calciatore a quelle cifre. Se poi il ragazzo non è esploso e non ci sono acquirenti interessati... ecco che può comunque essere inserito in uno scambio, dandogli la valutazione - fittizia - che più ti serve.
«Proprio questo è il punto: il valore di un professionista dovrebbe essere commisurato al suo rendimento e utilizzo. Invece i club sono liberi di “decidere” la cifra più comoda».
Tutto ciò è comunque totalmente legale.
«Certo, non si infrange alcuna legge, alcuna regola. Solo che il rischio che la bolla del pallone esploda è sempre più grande. Per coprire gli ammortamenti derivanti dalle operazioni del passato, i club sono costretti, stagione dopo stagione, a procedere con nuove numerose operazioni pensate esclusivamente per far tornare i conti. Ma quanto si può continuare con trasferimenti e valutazioni sempre meno credibili?».