Potente, influente e a volte "odiato"... Mino Raiola si difende: «Lavoro per il bene dei miei assistiti: nulla di più»
MILANO - Amato da alcuni, odiato da altri, il super agente Mino Raiola finisce spesso sotto i riflettori per il suo "modus operandi" e la gestione dei contratti dei suoi assistiti. Non c'è sessione di mercato senza la sua presenza "ingombrante", con molte società costrette anche ad inghiottire bocconi amari per assecondare le sue esose richieste.
Oltre ad essere importante e influente, Raiola è spesso "etichettato" come particolarmente avido nelle sue richieste. In un'intervista alla "BBC" l'agente ha parlato proprio di questo argomento, spiegando il suo punto di vista.
«Devo ammettere che non è bello sentire sempre i soliti pregiudizi - ha spiegato il 53enne italo-olandese - Il pubblico, quando legge certe cose, dovrebbe anche chiedersi: "Perché se quest'uomo è così avido, i suoi giocatori sono tutti felici e restano con lui?". Solo i giocatori - come Ibra o Donnarumma - possono giudicare il mio operato e dire se sono un buon agente. Non è questione di potere e influenza. Il mio ruolo è ottenere il miglior accordo per ogni mio giocatore. Niente di più. Fare questo significa anche assicurargli una serie di servizi che la gente non conosce e non immagina. I miei assistiti non mi chiamano parassita e sanno come lavoro. Mentirei se dicessi che certe cose che sento non mi danno fastidio, ma in fondo mi interessa solo come mi chiamano i miei calciatori».