«Bianconeri più deboli del passato, ma con un altro allenatore...».
Arno Rossini chiude un capitolo: «Juve, dev’essere ricostruzione. Fuori i “vecchietti” e dentro almeno quattro-cinque giocatori di spessore».
TORINO - C’è la Champions League, c’è la Coppa Svizzera, c’è un match di Liga e ci sono due partite di Serie A. Per gli appassionati pallonari si prospetta un mercoledì grasso. Tenendo conto del fatto che la coppa dalle grandi orecchie offrirà “solo” l’andata di due quarti di finale, che il Lugano non dovrebbe avere problemi contro il Monthey e che in Spagna si esibiranno due squadre “medie”, le partite che potrebbero davvero lasciare un segno profondo sul prosieguo stagionale sono quelle che si disputeranno in Italia. Impegnata contro il Sassuolo, l’Inter potrebbe definitivamente mollare gli ormeggi e prendere il largo, navigando verso un meritato scudetto. In piena frenata, se non dovesse fare risultato contro il Napoli la Juventus potrebbe invece continuare a imbarcare acqua, rischiando l’incredibile affondamento. A proposito di bianconeri, l’opinione pubblica è spaccata in due. Da una parte, pur riconoscendone gli errori, ci sono i sostenitori di Andrea Pirlo. Dall’altra sono invece schierati quelli che, numeri alla mano, del tecnico chiedono la testa.
«L’azienda Juventus deve produrre, non può permettersi di aspettare nessuno - ha sottolineato Arno Rossini - e soprattutto non può permettersi un altro anno negativo. Perché siamo d’accordo che questo non può essere considerato positivo, vero?».
Quindi è giusto mandare a casa il mister?
«Gli ottavi europei con l’eliminazione dal Porto sono un risultato insufficiente. Perdere lo scudetto è uno smacco. Sì, credo che tutto ciò non giochi a favore di Pirlo. Se poi i bianconeri non dovessero neppure qualificarsi per la prossima Champions League, allora il discorso sarebbe direttamente chiuso. Non ci sarebbero più dubbi riguardo a quale sia la scelta migliore».
Pirlo non ha saputo gestire le situazioni complicate. Ma è tutta colpa sua?
«Andrea ha tutto per diventare un ottimo allenatore; il problema è che ancora non lo è. E una nuova scommessa la Juve non può sostenerla. Il tecnico non ha mostrato la personalità necessaria per gestire un gruppo di campioni e per imporre la propria idea tattica; ha insomma incontrato difficoltà normali per chi è all’inizio di un percorso. Problemi che, se avesse avuto la giusta esperienza, avrebbe probabilmente saputo risolvere. O quantomeno affrontare. Prima di arrivare, gli è mancato il “percorso”. Quello che invece hanno completato Inzaghi o Gattuso, per fare due nomi».
La rosa a sua disposizione è comunque meno competitiva rispetto a quelle del recente passato.
«Vero, verissimo, la società ha sbagliato tanto non mettendolo in condizione di lavorare al top. Un altro tecnico al suo posto - penso ad Allegri, a Sarri o a Conte, per parlare degli ultimi passati su quella panchina - avrebbe però ottenuto risultati migliori. Magari il titolo non sarebbe arrivato comunque; una Champions più lunga e una lotta più feroce all’Inter in campionato sarebbero in ogni caso state sicure».
Squadra più debole e mister al momento inadatto. Per tornare a vincere la Juve deve mettere in conto anni bui?
«Almeno un paio, secondo me. Dovranno ricostruire, provando a sbagliare meno mosse possibili. Dovranno salutare i “vecchietti” del gruppo, ormai inaffidabili sull’arco di una stagione, e ingaggiare almeno quattro-cinque giocatori di spessore. Forti ora e in prospettiva fortissimi».
E Ronaldo?
«Eccezionale. Ma è il leader solo di sé stesso, non della squadra. Non si può discutere quel che dà in campo ma è pure indiscutibile il fatto che sia un grosso problema a livello tattico».
La nuova Juve deve ripartire da lui?
«Difficile da dire. Ha senso puntare su CR7 e non avere poi una rosa in grado di supportarlo?».