L'attaccante francese è tornato sulla magica cavalcata che ha portato i rossoneri a conquistare il 19esimo Scudetto
«È vero che agli italiani piace ricordare che ho quasi firmato per diversi club in Italia prima di venire al Milan. Ma ho detto loro che il destino voleva che firmassi qui e sta andando come un sogno».
MILANO - C'è evidentemente anche la sua firma nello Scudetto vinto sette giorni fa dal Milan. Nella cavalcata rossonera Olivier Giroud ha spesso saputo togliere le castagne dal fuoco, segnando gol pesanti e decisivi. Basti pensare alla fondamentale doppietta siglata nel derby del 5 febbraio, valsa tre punti fondamentali nella rincorsa al 19esimo titolo della storia del club lombardo.
«Non tutto era scritto. L'obiettivo iniziale non era vincere lo Scudetto - le parole del francese espresse a Europe Sport 1 qualche giorno dopo i lunghi festeggiamenti - Abbiamo preso coscienza delle nostre qualità e soprattutto delle nostre possibilità strada facendo».
Il club rossonero è tornato a vincere dopo annate complicate: «Ce l'abbiamo fatta e stiamo entrando nella leggenda del club. Siamo ancora lontani dai big del Milan, ma è bello essere associati a certi grandi giocatori. Abbiamo ricevuto tanti messaggi da ex storici calciatori rossoneri: mi ha scritto Shevchenko e si è congratulato con me. Sono cose che ti scaldano il cuore».
Passare dalla Premier alla Serie A? Una scelta che alcuni avevano "rimproverato" al francese. «È stata una decisione importante dopo nove anni trascorsi in Inghilterra, in Premier League (con Arsenal e Chelsea, ndr), lasciare questo campionato e trovare una sfida che potesse farmi piacere, convincermi a continuare a vincere. È vero che agli italiani piace ricordare che ho quasi firmato per diversi club in Italia prima di venire al Milan. Ma ho detto loro che il destino voleva che firmassi qui e sta andando come un sogno. Essere al Milan ed essere parte integrante di questa bella storia è stato incredibile. Era un'altra sfida che mi serviva e che, inoltre, ha portato ad uno Scudetto. Non potevo sognare di meglio».