L'esperienza di Dragan Mihajlovic al servizio dell'ACB: «Decisivo è stato Bentancur, una persona ambiziosa come me».
Nello scorso campionato il 31enne centrocampista ha difeso i colori del Levski Sofia - conquistando la Coppa di Bulgaria - mentre l'anno prima aveva vinto una Supercoppa di Cipro con l'Apoel Nicosia. In precedenza aveva giocato anche a Lugano e Chiasso.
BELLINZONA - Dragan Mihajlovic torna a Bellinzona nel club e nella città dove un po' tutto ebbe inizio. Era la stagione 2007/08 e aveva appena 16 anni quando l'allora ACB guidato da Vladimir Petkovic centrò la promozione in Super League. Lui era parte integrante di quel gruppo che riportò il calcio che conta nella Capitale, facendo esplodere di gioia l'intero popolo granata.
Di acqua sotto i ponti da quella magica cavalcata ne è passata parecchia, è vero, ma è proprio la speranza di rivivere simili sensazioni che ha spinto l'ex Lugano e Chiasso ad accettare questa nuova sfida all'ombra dei Castelli. Ed è così che - nel tardo pomeriggio di ieri - Mihajlovic ha posto la firma su un contratto biennale. «In queste settimane, dal mio rientro in Svizzera, sono stato costantemente in contatto con Pablo Bentancur. Da parte sua c'è sempre stata stima, mentre la mia idea iniziale era quelle di fare un'altra esperienza all'estero».
Ma poi...
«Va fatta una premessa: in Challenge League avrei firmato solo per il Bellinzona. È un atto d'amore. Ho ricevuto delle offerte da altre squadre del campionato cadetto, ma le ho rifiutate in partenza».
Cosa ti ha convinto del progetto granata?
«Decisivo è stato Pablo Bentancur, una persona ambiziosa come me. È questo che nel momento di prendere la decisione definitiva ha fatto la differenza».
Proprio Bentancur non si nasconde: nella Capitale si vuol provare a salire...
«Sarebbe incredibile per me ritrovare la massima serie con il Bellinzona. Non tutti i miei compagni sono consapevoli delle enormi qualità che hanno. Per noi giocatori esperti l'obiettivo primario dev'essere quello di far capire a questi ragazzi quanto potenziale c'è».
Come reputi il livello della squadra?
«È un gruppo che può ambire al salto di categoria, anche se sappiamo quanto una stagione sia piena di variabili. Ma questo Bellinzona ha le potenzialità per arrivare nei primi tre posti».
L'incertezza riguardante l'allenatore non ti ha fatto vacillare?
«No, non ha pesato anche perché sono abituato. A Cipro ne abbiamo cambiati sei... Ad ogni modo mi dispiace per Sesa poiché nel periodo in cui mi sono allenato con la squadra è sempre stato corretto. Non conosco le dinamiche che hanno portato al divorzio, ma stava svolgendo un buon lavoro».
Prima Cipro e poi la Bulgaria... Quanto ti hanno arricchito queste esperienze?
«Moltissimo, ho aperto gli occhi su tante cose. Sono state due esperienze incredibili. Sia all'Apoel di Nicosia che al Levski Sofia ho "vissuto" due piazze completamente innamorate del calcio, trainate da un tifo incredibile. Lì il calcio è una sorta di religione e gli stadi sono sempre gremiti. Purtroppo non sempre in Svizzera è così: qualche settimana fa ho assistito a Cornaredo al match Lugano-Beer Sheva e c'era davvero poca gente. Un peccato...».
Proprio con il Lugano, tua ex squadra, hai “chiacchierato” spesso negli ultimi tempi...
«Sì, ho avuto dei contatti prolungati. Conosco molto bene Mattia Croci-Torti e l'area sportiva era interessata al mio ingaggio. Mi sentivo pronto a dare il mio contributo, ma alla fine non se n'è fatto nulla. Ho comunque grande rispetto per il club bianconero e la conferma dell'ottimo lavoro che sta svolgendo è arrivata lo scorso maggio con la conquista della Coppa Svizzera».
Il popolo granata si aspetta molto da te...
«Ho sempre considerato Bellinzona la piazza ticinese più legata al calcio. Mi farà piacere ritrovare certe persone, che spero di rendere felici tramite delle belle prestazioni. Sarebbe bellissimo poter regalare loro la promozione».