Francesca Bonifazi ha ricordato i momenti trascorsi insieme a Sinisa: «Per me è stato un paziente perfetto»
«Non voleva lasciare la sua famiglia, che amava sopra ogni altra cosa. Pur di vivere avrebbe affrontato qualsiasi dolore, qualsiasi sofferenza».
BOLOGNA - La leucemia: una malattia subdola, una malattia contro cui Sinisa Mihajlovic ha lottato con tutte le sue forze, ma di fronte alla quale alla fine ha dovuto arrendersi. È di ieri la notizia della morte dell'ex allenatore del Bologna, andata a scatenare grande tristezza nel mondo del calcio e dello sport in generale.
Ma anche fra chi - in questi anni - è stato vicino al Guerriero, come Francesca Bonifazi (direttrice del programma Terapie Cellulari Avanzate dell'Irccs Policlinico di Sant'Orsola di Bologna), la quale ha passato diverso tempo con l'ex calciatore e allenatore. Momenti intensi, ricchi di emozioni e indimenticabili: «Per me è stato un paziente perfetto, con una grande personalità - il ricordo affidato al Corriere dello Sport - Aveva una malattia molto brutta, tra le più aggressive che io abbia mai visto. Il messaggio che ha dato a tutti noi, il suo grande insegnamento, è il coraggio di andare avanti. Il coraggio di non aver paura di affrontare qualcosa che non si conosce, di sapersi affidare, di lottare senza temere il dolore. Ha sofferto molto, ma lo ha fatto con grande dignità. E il coraggio lo prendevamo insieme, ce lo davamo reciprocamente. Pur di vivere avrebbe affrontato qualsiasi dolore, qualsiasi sofferenza. Non voleva lasciare la sua famiglia, che amava sopra ogni altra cosa. Il calcio era il suo mondo, certo, ma la sua famiglia era il suo ossigeno. Per me oggi (ieri per chi legge, ndr) è morto non solo un paziente, ma anche un amico».