117 anni di storia cancellati. Il pensiero di Angelo Fraschini, tifosissimo della squadra momò: «Nessuno stamattina credeva nel miracolo»
A far arrabbiare ancor di più l'ambiente rossoblù una mail mandata questa mattina alle 7 dai potenziali nuovi investitori.
CHIASSO - È la giornata delle lacrime per tutti i tifosi del Chiasso. È la giornata in cui la Pretura di Mendrisio ha messo la parola fine alle gloriosa storia del club momò. Un triplice fischio (annunciato) che ha inferto un duro colpo a tutti i sostenitori rossoblù, che hanno visto scomparire la loro creatura dalla mappa del calcio svizzero. Un'agonia che durava ormai da troppi mesi (anzi, da troppi anni...) anche se, fino all'ultimo, si è sperato in un miracolo che purtroppo però non si è materializzato. Le promesse arrivate da lontano, da presunti personaggi che si erano detti pronti a salvare la società dalla tempesta, si sono rivelate farlocche.
Ne abbiamo parlato con Angelo Fraschini, tifoso assiduo del Chiasso, abituato a recarsi al Riva IV tutti i santi giorni per seguire gli allenamenti della sua squadra del cuore. «È una giornata triste per lo sport ticinese e soprattutto per il Chiasso, che dopo 117 anni è sparito. Ora bisognerà vedere come e da dove si ricomincerà», le parole del 75enne.
Un epilogo amarissimo, ma purtroppo prevedibile...
«Esattamente. La sentenza era già scritta e nessun tifoso presente questa mattina a Mendrisio si aspettava il miracolo. Non c'era più alcuna possibilità di salvare una barca che ormai stava lentamente affondando. Mi ha fatto arrabbiare ancor di più la mail mandata questa mattina alle 7 dalla presunta nuova proprietà, nella quale chiedevano se c'era ancora qualcosa da fare per salvare la società. Questi personaggi (il fantomatico gruppo statunitense American Sport Asset Company Limited, ndr) hanno preso in giro la gente, facendo soltanto del gran parlare. Purtroppo i fatti non li ha visti nessuno...».
Rabbia e delusione traspaiono dalle tue parole...
«Un po' sì, è innegabile e il motivo è presto detto. Nelle ultime settimane Nicola Bignotti aveva spesso parlato di progetto sportivo solido, illudendo le speranze di noi tifosi. Al giorno d'oggi servono i fatti, seppur consapevoli che portare avanti un club sportivo sia tutt'altro che semplice. È anni che si viaggia sul filo del rasoio e oggi purtroppo la corda si è spezzata. In questi anni si sono perse diverse occasioni per creare qualcosa di credibile, una struttura all'altezza della situazione».
Per i tifosi come te si è spezzata anche una bella routine: quanto ti mancherà recarti tutti giorni allo stadio?
«Moltissimo. Tutti i giorni andavo agli allenamenti, insieme ad altre tre/quattro persone. Tastare il polso alla squadra, parlare con i giocatori e l'allenatore è senza dubbio qualcosa che mi mancherà».
Una squadra che, nonostante i grossi problemi, ha mostrato grande professionalità fino all'ultimo...
«Mi dispiace molto per i giocatori, i quali nonostante le difficoltà e gli stipendi che non arrivavano hanno disputato un ottimo girone d'andata. Mi dispiace anche per Mister Luigi Tirapelle che ci ha messo la patente da allenatore mostrando grande attaccamento fino alla fine. Come tifoso seguirò sempre il Chiasso, qualsiasi sia la categoria da dove si ripartirà».
Dove te lo immagini il Chiasso del futuro?
«Oggi è forse un po' prematuro esprimersi. Ci vorranno persone serie, questo è sicuro. In Ticino investitori locali non ce ne sono. Basti guardare chi porta avanti Lugano e Bellinzona...».
Oggi non restano che i ricordi...
«Sono tantissimi, a partire dagli anni del Comacini. Poi ci sono state le stagioni con Otto Luttrop fino ad arrivare a quelle più recenti con Raimondo Ponte e Livio Bordoli. Chiuso il campionato con quest'ultimo, l'interesse attorno al Chiasso è andato pian piano scemando. Si è spento un po' tutto. Oggi purtroppo definitivamente...».