«Non ci sono segreti: i giovani hanno bisogno di giocare a un buon livello»
Parte l’Europeo, Pier Tami spinge la giovane Svizzera.
CLUJ-NAPOCA - Basterebbero i sei anni spesi alla guida della Svizzera U21, condotta a un argento continentale e alla partecipazione alle Olimpiadi del 2012, per fare di Pier Tami il perfetto interlocutore in vista dell’ormai prossimo Europeo. Il tecnico ticinese - che tecnico al momento non è - è però molto di più che un semplice appassionato con il quale chiacchierare. Direttore delle Nazionali, può infatti meglio di tutti raccontare quello che sono e quello che saranno i giovani rossocrociati, in bilico tra un presente da protagonisti e un futuro tutto da scrivere.
«Prima e dopo la bella partecipazione all’Europeo del 2011, la Svizzera U21 era un po’ fuori dai radar del grande calcio - ha spiegato proprio il 61enne - per quello in molti hanno considerato estemporaneo quel risultato. La maggiore soddisfazione relativa alla selezione attuale è che, quindi, sia riuscita a confermarsi. C’era al campionato del 2021, è pronta a cominciare il prossimo».
Con grandi ambizioni.
«Siamo finiti in un gruppo difficile, nel quale sono presenti due squadre - la Francia e l’Italia - che ci precedono nel ranking, e una, la Norvegia, che può contare su uomini con già un’ottima esperienza a livello di club. Vedo tanto equilibrio. Vedo qualche difficoltà. Vedo però anche che i ragazzi hanno la giusta ambizione. Sono arrivati fino a questo punto, di sicuro non vorranno fermarsi».
Quanto è figlio del caso, di annate fortunate, l’ottimo livello raggiunto dai rossocrociati?
«I giocatori hanno qualità importanti, questo è innegabile. Non si ottengono però tanti buoni risultati solo con la fortuna. Da anni stiamo collaborando con i club di Super e Challenge League, siamo riusciti a convincerli: hanno capito che puntare sui nostri ragazzi, da far crescere, è la scelta vincente. Invece che ingaggiare calciatori affermati o giovani provenienti dall’estero, c’è una maggiore attenzione sui prodotti dei vari vivai. Che sono attesi, accompagnati e trovano spazio in Prima squadra. Lavorando bene, le società hanno un sicuro ritorno economico: il valore del calciatore cresce infatti molto partendo quasi da zero. E questo è un bene pure per noi, che così possiamo contare su elementi validi nonostante l’età. Sembra banale ma è così, non ci sono segreti: i giovani hanno bisogno di giocare a buon livello. Se lo fanno maturano più in fretta, valgono di più… e le varie selezioni sono più competitive».
Crescere o vincere, cosa conta a questo punto?
«La seconda è una conseguenza della prima. Impegnandosi con costanza e attenzione si possono presentare selezioni più forti. E una selezione forte ha più possibilità di farsi valere. Detto ciò, se si guarda la singola competizione, chiedete pure ai ragazzi: non scendono in campo pensando al loro futuro da calciatori, scendono in campo per vincere».