Il brasiliano rischia dieci anni di reclusione. Per ottenere una pena più lieve potrebbe dichiararsi colpevole e risarcire la vittima
«Essere l’ex moglie o un figlio di un presunto stupratore è molto spiacevole».
BARCELLONA - In carcere dallo scorso gennaio accusato di violenza sessuale e ancora in attesa di giudizio, Dani Alves sta cercando una conciliazione con la presunta vittima. I media spagnoli raccontano infatti che, dopo essersi inizialmente dichiarato innocente salvo, velocemente, modificare (più volte) versione dei fatti, e dopo aver cambiato legale, il brasiliano stia pensando a una piena confessione per ottenere così la pena minima. Assistito da Inés Guardiola, specializzata in violenza domestica e diritto penale, il 40enne potrebbe presto dichiararsi colpevole e, trovato un accordo per risarcire la donna, puntare a un periodo di reclusione molto inferiore ai dieci anni, ovvero il massimo previsto dal codice iberico.
Intanto, mentre i parenti più stretti sono schierati compatti dalla parte di Dani Alves, molti suoi conoscenti hanno preso le distanze. È questo il caso dell’ex moglie Dinorah Santana la quale, nonostante la sentenza ancora non sia stata emessa, ha definitivamente chiuso con l’ex calciatore. «Per me è morto, non esiste più - ha sottolineato la donna - Tutto quanto ho detto in questi mesi, senza pressioni od obblighi, l’ho fatto per aiutare quello che è il padre dei miei figli. Sono stata usata. Quel che so è che essere l’ex moglie o un figlio di un presunto stupratore è molto spiacevole. Voglio che Dani scompaia dalla nostra vita».