Oltre a ringraziare il Paradiso, dal quale si è dimesso domenica, Beppe Sannino ha parlato della Serie A
«Sarà un campionato senza dubbio più avvincente dell'anno scorso, anche se non credo che ci saranno sorprese. Mi sembra però di aver visto nel derby un'Inter meno affamata...»
PARADISO - È notizia di domenica delle dimissioni inoltrate da Beppe Sannino, che ha dunque deciso di lasciare con effetto immediato il Paradiso, squadra di Promotion League. «Vorrei ringraziare la Svizzera per avermi fatto scoprire un nuovo calcio. E vorrei ringraziare anche il Paradiso per avermi dato questa opportunità», ci ha detto al telefono il 67enne italiano. Con la sua partenza la società di Antonio Caggiano ha perso un uomo di spessore e un allenatore che ha lasciato il segno a 360 gradi, con il quale è arrivata la promozione in PL e il quarto posto l'anno scorso.
Un uomo di calcio a 360 gradi con cui ne abbiamo approfittato per fare il punto sul campionato di Serie A. «Qualche big match c'è già stato, ma questo non significa che possiamo già trarre delle conclusioni. Abbiamo visto il Napoli perdere nettamente a Verona all'esordio e oggi è primo in classifica. Oppure la difficilissima partenza del Milan, al quale è poi bastata la vittoria nel derby per risollevarsi. La Juventus è una squadra costruita benissimo, darà del filo da torcere a tutte fino alla fine. Mentre l'Inter, che sembrava dovesse spaccare il campionato, ha perso il derby. Sarà un campionato senza dubbio più avvincente dell'anno scorso, anche se non credo che ci saranno sorprese. Se la giocheranno Inter, Juve, Napoli e probabilmente anche il Milan».
Sarà dunque più dura per l'Inter?
«Secondo me parte con i favori del pronostico, ma non vorrei avesse la pancia piena. Ho osservato bene il derby e non ho visto la solita Inter. Non parlo del gioco... Mi sembrava che i giocatori avessero meno fame rispetto agli incroci contro i rossoneri del passato».
Roma e Atalanta dove le collochiamo?
«Juric è un allenatore di carattere e polso, bisogna capire come alla lunga riuscirà a convivere con questo ambiente ostile, dopo che è stato cacciato un figlio di Roma come Daniele De Rossi. L'Atalanta invece resta assai pericolosa e non è più una provinciale: giocare contro di loro è come andare dal dentista, fa sempre male...».
In Italia un allenatore è sempre nell'occhio del ciclone...
«Si parla di calcio da lunedì a lunedì. Ognuno la vive a modo suo, puoi scegliere di non leggere i giornali e di estraniarti, ma serve a poco perché dalle facce che ti circondando capisci subito il termometro del momento. Le critiche? Nella mia carriera non ho mai capito se un allenatore dev'essere giudicato per i risultati o per il bel gioco: quando vincevo mi dicevano che non facevo un bel gioco e quando non vincevo ma giocavo bene mi dicevano che contava solo vincere. Questo mondo, ormai, è così. Non va mai bene niente».