«Con i giovani si è perso del tempo prezioso»
Arno Rossini: «Se ci sono giocatori svogliati, la responsabilità è totalmente del selezionatore»
BERNA - La delusione per un girone di Nations League chiuso all’ultimo posto può essere mitigata dalle buone prove di alcuni giovani che, presumibilmente, diventeranno elementi importantissimi nella Svizzera che verrà?
La delusione per la retrocessione in League B di una competizione UEFA non sentitissima può essere mitigata dalla consapevolezza che nelle grandi manifestazioni difficilmente la Nazionale sbaglia?
«In Nations League la Svizzera non è riuscita a vincere nessuna delle sei partite giocate - è intervenuto Arno Rossini - e questo dato non può non essere considerato negativo. Questo perché l’obiettivo della vigilia era cercare di fare bene, di qualificarsi per i playoff. Avessero invece scelto di “usare” la competizione per far crescere i giovani, il risultato sarebbe passato in secondo piano».
Monteiro, Sohm, Amenda… chiuso un capitolo con l’Europeo, la Nati ha però davvero voltato pagina.
«Ne è stata obbligata dagli addii di Sommer, Schär e Shaqiri e lo ha fatto colpevolmente senza coraggio. Un ricambio generazionale, l’inserimento di giovani interessanti da affiancare ai senatori, era indispensabile. Perché dunque non cambiare subito dopo l’Europeo? Per calarsi perfettamente in una nuova realtà, per capire come muoversi, cosa fare, a che livello esprimersi con indosso la maglia della Nazionale, un ragazzo ha bisogno di tempo. Ha bisogno di giocare tre, quattro, cinque partite. Già dal principio, a parer mio, si sarebbe quindi dovuto osare, mettendo a rischio la competitività in favore delle novità. Invece ci si è ritrovati con una squadra che non ha giocato bene, che ha raccolto pochi punti e che, in più, ha dato spazio alle nuove leve solo in parte. Non la situazione ideale, anche perché da marzo si comincia a fare sul serio».
Con le qualificazioni al Mondiale.
«E ci arriveremo con i giovani di cui si è detto che ancora non avranno completato il loro processo di inserimento. Si è perso del tempo prezioso. Il rischio, a questo punto, è che qualche ragazzo possa scontare la propria inesperienza in partite che contano davvero, invece che in quelle della Nations League».
Oltre ai giovani, per il futuro andrà anche valutata la posizione di qualche big "svogliato". Embolo, Okafor...
«Breel ha enormi qualità ma non sempre le dimostra. E poi, permettetemelo, non sempre gioca con la necessaria fame. Quella che, per esempio, non manca mai a Granit Xhaka».
Potrebbe essere fenomenale, a volte è irritante. E altri come lui.
«La sua posizione, come quella di tutti, dipende totalmente da Murat Yakin e dal suo staff. Il lavoro del selezionatore non si limita a quello che si vede, alla convocazione e alle partite. Almeno non dovrebbe essere così. Tra gli obblighi di chi ricopre quella posizione c’è quello di avere un contatto continuo con i giocatori e con chi sta loro accanto: club, procuratori, famiglie. Seguirli, vederli, sentirli. Questo per avere sempre il polso della situazione, per sapere alla perfezione in che condizione psicofisica è un ragazzo. Non si deve convocare valutando le statistiche, ma conoscendo a fondo la realtà. Così facendo c'è la certezza, prima di una partita o di una manifestazione importante, di aver chiamato i calciatori giusti. Quelli più forti tecnicamente, certo, ma anche quelli con la motivazione più grande. Se la squadra schierata presenta elementi svogliati o non al meglio… beh la responsabilità è totalmente del selezionatore».