L'attaccante dello Zugo: «Speriamo che le cose possano migliorare nelle prossime settimane».
«Posso essere una bella pubblicità per la National League e il mio obiettivo adesso è proprio quello di aiutare il nostro prodotto a essere ancor più attrattivo agli occhi di chi ci segue».
ZUGO - Una stagione bruscamente interrotta quando il bello doveva arrivare. Il coronavirus, calatosi prepotentemente nel nostro paese qualche settimana fa, ha di fatto cancellato la corsa verso il titolo. Corsa nella quale lo Zugo - seconda classificata in regular season - sarebbe stato uno dei grandi favoriti. Ne abbiamo parlato con Gregory Hofmann, il quale ha vissuto la sua prima stagione alla Bossard Arena dopo quattro campionati a Lugano.
«Una volta chiusa la stagione mi sono preso tre settimane di totale relax, durante le quali ho fatto poco o nulla. Avevo bisogno di questo periodo per ricaricare le batterie. In seguito, dal lunedì al sabato, ho ripreso ad allenarmi: a dipendenza degli attrezzi specifici che ognuno di noi possiede, ogni singolo giocatore ha un programma individuale da seguire. In generale io e la mia ragazza abbiamo trascorso queste sei settimane chiusi in casa, se si eccettua qualche passeggiata con il cane...».
Sei settimane consecutive a casa, qualcosa a cui nessuno di noi era abituato... «Cosa ho fatto? Mi sono accorto che la casa non è mai in ordine, c'è sempre qualcosa da sistemare. Ormai è un anno che ci siamo insediati a Zugo e questo periodo lo abbiamo dedicato anche per reperire online tutto ciò che mancava alla nostra abitazione. La città? Ci piace molto, c'è un'altra cultura rispetto al Ticino ed è una città internazionale dove non manca nulla. Sono sempre più convinto che la scelta fatta sia stata quella giusta...».
Nel tuo primo anno a Zugo non hai per nulla deluso le attese... «Sì, sono soddisfatto, trovandomi a mio agio sin da subito. Ho giocato praticamente tutta la stagione con gli stessi compagni di linea e questo mi ha aiutato a trovare una certa costanza di rendimento. Ho avuto un piccolo calo dopo 15 partite e proprio per questo in futuro il mio obiettivo sarà quello di riuscire ad essere ancor più costante durante l'intera regular season. Nell'ultimo campionato ho appreso tantissime cose e non parlo soltanto del gioco prettamente offensivo. Ho acquisito certi automatismi in fase difensiva e soprattutto imparato a gestire meglio alcune emozioni durante le partite».
E il sogno NHL? «Gli anni passano anche per me e questa crisi mondiale non facilita le cose. Il sogno c'è e la porta rimane aperta. D'altra parte sono convinto che, se qualcuno ti reputa così forte, ti viene a prendere subito. E questo fino ad oggi non è successo. Ad ogni modo il campionato elvetico è molto seguito anche al di fuori dei confini nazionali. Posso essere una bella pubblicità per la National League e il mio obiettivo adesso è proprio quello di aiutare il nostro prodotto a essere ancor più attrattivo agli occhi di chi ci segue».
Chiusi in casa in attesa di un futuro migliore... «Speriamo che le cose possano sensibilmente migliorare nelle prossime settimane. È difficile proiettarsi troppo avanti, guardiamo giorno per giorno e aspettiamo notizie incoraggianti. Personalmente sento già l'astinenza da hockey, mi mancano le emozioni che si vivono in pista. Emozioni che viviamo anche e soprattutto grazie al sostegno del pubblico, componente troppo importante per il nostro sport».